DISINTOSSICHIAMOCI DAL PROIBIZIONISMO


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La proibizione delle sostanze illegali ha assunto le dimensioni di una vera e propria persecuzione di massa: dal 1991 al 2008 più di 880mila persone sottoposte a sanzioni penali e/o amministrative per semplice detenzione

Da troppo tempo si affronta la questione droghe con piglio ideologico in un paese dove ad ogni problema sociale si danno risposte penali che hanno prodotto un sistema carcerario al collasso.

Basti pensare che siamo già a 168 morti dall’inizio dell’anno di cui 59 suicidi. Questo è un bollettino di guerra: dal 1990 ad oggi sono morti dicarcere 1800 detenuti, di cui 1/3 suicidati, a dimostrazione del totale fallimento di un’istituzione totale che dovrebbe garantire il reinserimento ma che svolge solamente funzioni punitive.

In Italia viviamo l’ambivalenza della criminalizzazione e della medicalizzazione dei consumatori di sostanze stupefacenti proibite. Se la prima incide profondamente sul sovraffollamento delle carceri, la seconda avvalendosi delle “doppie diagnosi” tende sempre di più a psichiatrizzare i consumatori.

Anche la nostra città non è immune da questa deriva. Il carcere di Capanne ospita 566 detenuti a fronte di una capacità massima di 352 posti, mentre il problema droga cittadino viene declinato come mera repressione dei consumatori e contemporanea inerzia verso il narcotraffico che incrementa i propri profitti e li ripulisce sul territorio, attraverso l’edilizia e le attività commerciali.

Gli stessi direttori delle carceri individuano tre leggi liberticide da abolire immediatamente, responsabili di questo delirio repressivo: ex Cirielli sulla recidiva, Fini-Giovanardi sulle droghe, e Bossi-Fini sull’immigrazione, legge che punisce migranti per il semplice fatto di “ aver avuto la fortuna di sopravvivere a viaggi spaventosi in cerca di una chance” (Enrico Sbriglia – direttore del carcere di Trieste)

Uno stato che si occupa del benessere dei cittadini deve affrontare l’uso, anche problematico, delle sostanze con politiche di riduzione del danno e di promozione sociale e con la fine delle politiche proibizioniste. Solo questo porta alla liberazione dei saperi -resi clandestini- in grado di aumentare la consapevolezza collettiva a fronte dell’eterogeneità dei consumatori: dal manager alla casalinga, passando per l’operaio e lo studente, tutti.

Vista la pervasività del controllo in ogni aspetto della vita quotidiana: analisi delle urine sul posto di lavoro, ritiro delle patenti anche se non si guida sotto effetto di sostanze (alcuni test rilevano consumi avvenuti fino ad un mese prima), perquisizioni e condanne per spaccio per il semplice possesso di pochi grammi di sostanza, etc… ci sembra importante avviare pratiche di autodifesa personali e collettive.

2 dicembre 2011

– ore 17 Facoltà Scienze Politiche: presentazione del Manuale di autodifesa

Frenchie – Infoshock(To) Max e Elia De Caro (avvocato) Lab57(Bo).

ore 20.30 Circolo Island

10 dicembre 2011 Performance pubblica in occasione della giornata nazionale antiproibizionista.

VERSO VIENNA 2012: LA FINE DEL MONDO PROIBIZIONISTA

Tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”

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