Marco Travaglio legge un comunicato per Aldo Bianzino


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Conferenza stampa di presentazione della manifestazione

A quasi un mese dalla morte di Aldo Bianzino, avvenuta il 14 ottobre scorso nel carcere “Capanne” di Perugia, non ci sono certezze sulle cause di una morte inspiegabile, e si attende ancora l’esito definitivo delle perizie medico-legali.
Il comitato “Verità per Aldo” indice una manifestazione nazionale a Perugia per il prossimo 10 novembre 2007 ( alle ore 15 da Piazzale Bove) per sollecitare una risposta chiara e pronta da parte delle istituzioni, affinché sia fatta luce su questa vicenda.
Ma occorre anche unire, alla ricerca di questa verità, la denuncia di tutte quelle leggi e quelle istanze politiche volte solo a creare un facile consenso (il recente pacchetto sicurezza, la mai abrogata legge Fini Giovanardi) , dimenticando che la repressione difficilmente si concilia con i diritti umani. E non a caso è proprio la legge sulla tortura, che li dovrebbe salvaguardare, che il Parlamento italiano non riesce ancora ad approvare dopo anni di dibattiti e modifiche.
Il Comitato Verità per Aldo invita tutte le realtà sociali e politiche umbre e i cittadini/e a partecipare alla manifestazione e a sottoscrivere l’appello affinché non cali il silenzio sulla morte di Aldo.
Conferenza stampa di presentazione della manifestazione
Venerdì 9 novembre ore 11.30
Sala Consiliare della Provincia
Piazza Italia – Perugia
http://veritaperaldo.noblogs.org


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Messaggio della compagna di Aldo per la manifestazione del 10 novembre a Perugia

Invito tutti i cittadini a partecipare alla manifestazione "Verità per Aldo"

che è anche verità per tutti

e a sfilare dietro lo striscione con il quale io e mio figlio apriremo la manifestazione.

Roberta Radici, la compagna di Aldo Bianzino 

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Manifestazione Sabato 10 Novembre a Perugia

SABATO 10 Novembre – Manifestazione e Assemblea

Partenza alle ore 15 Piazzale Bove – Perugia

VERITA’ PER ALDO

Il
carcere? sicuro da morire!

Aldo Bianzino e la sua compagna
Roberta il 12 ottobre sono stati arrestai con l’accusa di possedere e coltivare
alcune piante di marijuana. Trasferiti il giorno dopo al carcere di Capanne,
sono separati. Roberta condotta in cella con altre donne, Aldo, in isolamento.

Da quel momento Roberta non
vedrà più il suo compagno lasciato in buone condizioni di salute.
La mattina seguente, domenica 14
ottobre alle 8,15, la polizia penitenziaria entrata nella cella, trova Aldo
agonizzante che poco dopo muore.

Immediatamente la ex moglie, la compagna, i
figli e gli amici si mobilitano per fare chiarezza su questa ingiusta morte
chiedendo verità e giustizia perchè di
carcere non si può morire
!

Di fatto dopo un goffo tentativo
di insabbiamento da parte delle autorità carcerarie (le prime indiscrezioni
psulle cause della sulla morte si riferivano ad un improbabile infarto) famiglia
e amici vengono a sapere che dall’autopsia risulta che Aldo è stato vittima di un vero e proprio pestaggio,
il corpo infatti presentava una frattura alle costole, gravi lesioni al fegato,
alla milza e al cervello.

Aldo Bianzino è morto ormai da più di due settimane.

Il silenzio delle istituzioni e dei rappresentanti della politica, dei cosiddetti garanti della nostra sicurezza sociale è assordante.

Indaffarati a sperimentare modelli di governance escludenti, a scagliarsi contro ambulanti, lavavetri, vagabondi, non hanno trovato, non stanno trovando, non trovano il tempo per superare l’alone di impunità, per denunciare chi umilia le persone sotto custodia, infligge sofferenze fisiche e psichiche ai detenuti, uccide.

E’ tempo per noi di prendere posizione, spazio e voce.

Di raccontare. Di mantenere viva la memoria collettiva. Di evitare pericolosi insabbiamenti e difendere le nostre esistenze e le nostre pratiche identitarie da abusi, repressioni e pestaggi, “venduti”come atti di legalità.

E’ tempo di disinnescare le “paranoie” securitarie e arrestare le aggressioni proibizioniste, disattivare le dinamiche di esclusione e di controllo sui corpi.

Di resistere alla criminalizzazione degli stili di vita, alla violenza dell’intolleranza, all’esercizio arbitrario dei poteri di repressione e di controllo, alla manipolazione dell’informazione.

E’ tempo di agire, di porre interrogativi a chiunque desideri verità e giustizia per Aldo Bianzino, Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali. Marcello Lonzi.

E’ tempo di reclamare la scarcerazione immediata dei 5 ragazzi di Spoleto, vittime di una perversa applicazione del 270bis, strumento di controllo e intimidazione preventiva utilizzato ormai per sedare qualunque forma di dissenso.

E’ tempo di costituirci in comitato per la verità su Aldo, di ottenere verità e giustizia sugli omicidi di stato, di abrogare la legge Fini-Giovanardi e reclamare la fine di ogni proibizionismo, di contrastare e opporci ad una società che sempre meno tollera qualsiasi espressione fuori dalla norma, di farci carico delle sorti dei processi per il g8 di Genova rispondendo ai pruriti vendicativi del potere con una manifestazione nazionale che contrasti e interrompa la costruzione di processi di oblio e rimozione collettiva.

SABATO 10 Novembre Perugia
Manifestazione e Assemblea

Partenza alle ore 15 Piazzale Bove – Perugia 

Un appuntamento nazionale
contro tutte le intolleranze.

Perchè un paese intollerante e’
tutto tranne che un paese sicuro!

Perchè per una pianta d’erba in
cella non si deve finire!

Perché in carcere non si deve
morire!Verità per Aldo!

http://veritaperaldo.noblogs.org/

 

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LA NOTTE prima di morire Aldo Bianzino chiamò aiuto

La Nazione del 6 novembre 2007
— PERUGIA —
LA NOTTE prima di morire Aldo Bianzino (nella foto grande) chiamò aiuto.
Suonò due o tre volte il campanello di emergenza della sua cella. La
numero 20 della sezione transito del carcere di Capanne a Perugia.
Ma l’agente di polizia penitenziaria in servizio gli rispose di
smetterla e stare tranquillo perché il medico sarebbe passato solo il
giorno dopo. E agli altri detenuti che intervennero in suo ‘difesa’
impose di non intromettersi.
L’incidente probatorio davanti al gip Claudia Matteini (nel tondo) per
fare luce sul giallo della morte in cella non scioglie completamente le
ombre attorno alla fine del falegname di 44 anni. I detenuti confermano
la versione dell’‘omissione di soccorso’, accusando il poliziotto
indagato che però ha sempre negato.
Difeso dall’avvocato Daniela Paccoi ha sostenuto, anche davanti al pm
Giuseppe Petrazzini, di avere controllato regolarmente la cella di
Bianzino senza notare alcunché di anomalo. Le testimonianze sono state
assunte ieri mattina in aula alla presenza del pm, dell’avvocato Paccoi,
dell’agente indagato e dei difensori delle persone offese: l’avvocato
Massimo Zaganelli per la compagna e il figlio e l’avvocato Donatella
Donati per la ex moglie di Bianzino. Prima hanno deposto i due tunisini
che occupavano la cella 18. Uno dei due ha spiegato di essere sicuro che
si trattasse del falegname arrestato per la coltivazione di alcune
piante di marijuana perché conosceva la voce dell’altro italiano
rinchiuso alla numero 21. Le chiamate sarebbero avvenuto tra la
mezzanotte e le una e sarebbero state due o tre.
I detenuti hanno però anche chiarito, rispondendo ad alcune domande, di
non aver sentito alcuno entrare nella cella e di non aver sentito grida
provenire da lì dentro. «Ci trattano bene e non siamo mai stati
picchiati» ha riferito uno di loro. Poi sul banco dei testimoni è
comparso un rumeno, un lavorante che vide alle 7 di mattina Bianzino
(un’ora prima dell’intervento degli agenti) seduto sulla branda e
appoggiato al muro. A quell’ora però probabilmente era già morto. Infine
sono stati interrogati altri due tunisini (l’incidente probatorio è
stato allargato in un secondo momento) che hanno confermato di aver
sentito i suoni provocati dal campanello di emergenza senza però
riuscire a individuare da quale cella, precisamente, provenissero.
BIANZINO era stato trovato morto in cella la mattina del 14 ottobre
scorso, un giorno e mezzo dopo essere stato arrestato. L’ipotesi
iniziale era stata di un malore ma l’autopsia ha poi evidenziato alcune
lesioni sospette all’encefalo, al fegato e alla milza e la procura
perugina ha aperto un fascicolo per omicidio a carico di ignoti per
chiarire la vicenda.
Nell’ambito delle indagini condotte dalla squadra mobile è stato
indagato l’agente della polizia penitenziaria per omissione di soccorso
e omissione di atti di ufficio.
«Prendo atto dei risultati dell’incidente probatorio» ha commentato
l’avvocato Zaganelli. Mentre secondo l’avvocato Paccoi i detenuti hanno
fornito versioni «contraddittorie» in particolare sull’orario nel quale
ciascuno ha sentito il campanello.
«Il mio assistito è tranquillo per il proprio operato, — ha spiegato il
legale — consapevole di non essere mai stato chiamato da Bianzino quella
notte. E’ inoltre più volte passato davanti alla sua cella e alle altre
senza mai notare alcunché di anomalo».
Erika Pontini

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