Faccia a faccia i detenuti e l’agente

La Nazione Umbria del 4/11/2007
Faccia a faccia i detenuti e l’agente
Domani il confronto a Perugia per la morte di Aldo Bianzino
di CRISTINA CRISCI
— PERUGIA —
UNA DECISIONE presa di comune accordo da tutti i familiari di Aldo
Bianzino. Quella di celebrare i funerali non ieri come inizialmente
annunciato (a seguito della restituzione della salma da parte della
magistratura), ma domenica 11 è stata una scelta unanime. C’è così
un’altra settimana di tempo per fare ancora più chiarezza sulla morte
avvenuta in carcere nella notte tra il 13 e 14 ottobre scorso.
E’ L’AVVOCATO Massimo Zaganelli all’indomani della notizia del rinvio
delle esequie funebri ad evidenziare dettagli più precisi: «Non c’è
stato l’intervento della magistratura per quanto riguarda lo stop alla
sepoltura — puntualizza il legale della compagna di Bianzino Roberta e
del figlio quattordicenne — ma la decisione è dovuta esclusivamente alla
concorde volontà dei familiari del defunto».
OVVIO è che su questa ultima disposizione un suo peso ce l’ha avuta la
consultazione tra tutti i legali dei familiari che hanno insieme
valutato l’opportunità di poter procedere nel corso di questa settimana
ad ulteriori visite post mortem sul cadavere, prima della sua sepoltura.
Proprio nella lunga giornata di venerdì infatti Zaganelli aveva inviato
alla procura di Perugia quella che tecnicamente si chiama «un’istanza
propositiva» avanzando «ulteriori esigenze di accertamento». Infatti se
il corpo venisse sepolto, ci sarebbero circa 30 giorni di tempo per una
ipotetica riesumazione per nuovi rilievi. Eventualità che caricherebbe i
familiari stessi di maggior dolore. Da qui la decisione finale di
celebrare i funerali domenica prossima a Pietralunga nella chiesa della
Madonna dei Rimedi e poi nel cimitero di Pagialla.
Una settimana ancora per cercare di eliminare i dubbi attorno alla
natura dei traumi interni già emersi nei precedenti accertamenti. Sul
rinvio dei funerali anche gli altri legali coinvolti non hanno
evidenziato eccezioni.
IN ATTESA che sul fronte delle nuove perizie giungano certezze, domani
nel carcere di Capanne si svolgerà l’incidente probatorio fissato dal
gip Claudia Matteini. Un faccia a faccia tra l’agente della
penitenziaria indagato per omissione di soccorso e alcuni detenuti che
avrebbero reso testimonianze piuttosto circostanziate sulla notte
precedente al ritrovamento del cadavere di Bianzino nella sua cella.
I detenuti pare abbiano dichiarato di aver sentito più volte lamentarsi
Aldo e chiedere aiuto.
All’incidente probatorio hanno fatto espressa richiesta di partecipare,
come prevede la legge, anche gli avvocati dei familiari della vittima.
sss
Ci sarà invece da attendere ancora per i risultati delle analisi autoptiche.
#
LA SOLIDARIETÀ SABATO L’INIZIATIVA NAZIONALE. I VERDI. «TROPPI LATI
ANCORA OSCURI»
Manifestazione per chiedere verità
— PERUGIA —
ALLA VIGILIA dei funerali, una manifestazione nazionale per chiedere
giustizia. E’ il comitato «Verità per Aldo»
(www.veritaperaldo.noblogs.org») ad aver promosso la mobilitazione che
partirà alle 15 di sabato prossimo da piazzale Bove a Perugia per poi
percorrere le principali vie della città. «Un appuntamento nazionale
contro tutte le intolleranze — si legge nel volantino — perché un Paese
intollerante è tutto tranne che un Paese sicuro… Perché in carcere non
si deve morire».
sss
«La tragica vicenda di Aldo Bianzino getta un’ombra pesante sul nostro
sistema carcerario e sulla rispondenza tra presunti reati commessi e
pene inflitte. Se fossero accertate le gravissime lesioni dovute a
percosse che il falegname di Pietralunga avrebbe subìto, saremmo di
fronte a un fatto di sconcertante gravità». Con queste parole il
consigliere regionale Oliviero Dottorini annuncia l’adesione del gruppo
dei Verdi e civici «a tutte le iniziative che servano a chiedere
chiarezza sulla vicenda che ha coinvolto l’artigiano altotiberino e la
sua famiglia». «Pur con tutta la possibile cautela circa le cause del
decesso — aggiunge Dottorini — è del tutto evidente che ci troviamo di
fronte a un fatto grave e inspiegabile, del quale vanno accertate tutte
le eventuali responsabilità, da qualsiasi parte provengano. Il fatto che
il caso stia assumendo un rilievo nazionale e internazionale e che il
sottosegretario Manconi assicuri trasparenza e collaborazione riguardo
all’individuazione delle cause della morte ci tranquillizza, ma non
rende ragione a una famiglia spezzata senza apparenti motivi. E’ giusto
— conclude — che la comunità regionale e l’intero paese si mobilitino
per chiedere la verità e una spiegazione razionale e coerente per una
vicenda con troppi lati oscuri».
PER CHI VUOLE fare donazioni a favore della compagna e del figlio
minorenne di Aldo è attivo il Banco posta: cc n.27113620.

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Assemblea organizzativa lunedi 5 novembre 2007

Lunedi 5 novembre ore 21.30 assemblea organizzativa del Comitato Verità
per Aldo presso il circolo arci Island a Perugia in via Magno Magnini
(per info su come arrivare: http://poi.oziosi.org/?q=taxonomy/term/11)

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Morto in cella: l’inchiesta raddoppia

http://www.sergiodelia.it/blog/uploads/giornaleumbria281007.pdf

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LA MORTE DEL DETENUTO BIANZINO : SUICIDIO O OMICIDIO?

 


Questo l’interrogativo e l’esortazione a fare chiarezza da parte del capogruppo PRC-SE Vinti

Umbria – 24/10/2007 10:24

"Domenica scorsa Aldo Bianzino, 44enne di Pietralunga, arrestato per
detenzione illegale di stupefacenti, è morto in carcere. La vicenda ha
contorni che è poco definire oscuri e la Procura di Perugia ha deciso
di aprire un’indagine sulle cause del decesso del detenuto". E’ quanto
ricorda, in una nota il capogruppo di Rifondazione comunista Stefano
Vinti preoccupato perché "fatti come questi rischiano di assumere un
tono scontato, quasi di normalità". "È del tutto evidente – evidenzia
il capogruppo del Prc-Se – che la magistratura farà il suo lavoro, ma
l’episodio ci lascia inquieti perché il medico legale avrebbe già
escluso l’ipotesi di una morte per infarto. Inoltre – aggiunge – un
arrestato resta in isolamento fino a quando non lo vede il giudice
delle indagini preliminari, senza entrare in contatto con altri
detenuti. Ora – dice – attendiamo i reperti istologici e gli esami
tossicologici per capire come è morto il detenuto".Vinti chiede,
quindi, di sapere "se la morte in carcere di Aldo Bianzino sia opera
del caso o opera dell’uomo. Questo – commenta – perché il carcere resta
ancora oggi una realtà chiusa e la chiusura aumenta quando succede un
fatto grave come quello di un decesso. Il sistema delle nostre carceri
purtroppo lo conosciamo. La vita delle persone che vi entrano –
sottolinea – sembra valere immediatamente di meno. Per questo abbiamo
sostenuto con forza l’istituzione nella nostra regione del Garante
delle carceri avvenuta con legge regionale il il 18 ottobre dello
scorso anno. E’ stata una scelta che abbiamo definito di civiltà perché
convinti che la Regione dell’Umbria non possa disinteressarsi dei
problemi nelle nostre carceri. A distanza di un anno, però, – spiega –
occorre che l’intera comunità politica regionale riconosca la necessità
della nomina del garante, con la duplice funzione di controllo, per le
competenze proprie dell’amministrazione regionale, e di ‘moral
suasion’, per le competenze del ministero della Giustizia, al fine di
imboccare un percorso virtuoso per la piena affermazione, senza se e
senza ma, del pieno riconoscimento della dignità umana"."La morte di
Aldo, – aggiunge Vinti – incarcerato per possesso di marijuana, non può
diventare improvvisamente un fatto ‘normale’, proprio oggi che
apprendiamo dal decimo rapporto ‘Sos Impresa’ (Confesercenti) che
l’azienda italiana con il maggior fatturato è la mafia".Vinti, in
conclusione, fa sapere che "è contro questa assurda normalità che
Rifondazione comunista dell’Umbria si pone, mettendo l’informazione e
la trasparenza al centro dei percorsi di cambiamento della cultura
penitenziaria. Chiediamo chiarezza sulla morte di Aldo Bianzino,
chiediamo la verità, chiediamo una spiegazione coerente con quello che
è accaduto".

 

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Un presidio per ricordare Aldo

Da Carta (26 ottobre 2007)

 

Questa
mattina davanti al carcere perugino di Capanne c’era folla. Un presidio
per ricordare Aldo Bianzino, ucciso in cella nella notte tra il 13 e il
14 ottobre, al quale si sono poi uniti i sostenitori dei cinque giovani
spoletini arrestati con l’accusa di far parte di una cellula
anarco-insurrezionalista affiliata all’associazione Coop Fai [Contro
ogni ordine politico federazione anarchica informale]. Nel giro di
quindici giorni il carcere e il suo direttore, Giacobbe Pantaleoni,
sono così finiti sotto i riflettori. Il caso di Aldo Bianzino, sul
quale indaga la procura di Perugia, è anche al centro di un’indagine
del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. E anche il
Comitato europeo per la prevenzione della tortura, rispondendo alla
richiesta dell’Associazione Antigone, ha annunciato che seguirà la
vicenda da vicino. E man mano che vanno avanti i lavori dei medici
legali, si infittiscono gli interrogativi sulla morte di Aldo. A
proposito delle lesioni al fegato, c’è un «modesto distacco», mentre ci
sarebbe una costola rotta e non due «con un interessamento compatibile
– secondo i medici legali – con un massaggio cardiaco». Si riapre così
la possibilità di un decesso seguito a un infarto. Ma bisognerà
aspettare ancora per avere i risultati definitivi dell’autopsia, almeno
un mese se non addirittura due. E anche se c’è da determinare cos’è
davvero accaduto in questa cella di Capanne, dove è morto Aldo nella
notte tra il 13 e il 14 ottobre. Ma rimane una certezza, in questa
cella Aldo c’era finito per due piantine di marijuana.

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