Caso Bianzino: un coro di no all’archiviazione


di Bruna Iacopino

Caso Bianzino: un coro di no all'archiviazione

Anomalie. Quando si parla di morte in carcere è il termine che viene
ripetuto più spesso, dalle aule di tribunale rimbalza fin tra le mure
domestiche strillato dalla scatola televisiva. Anomalie, come si
trattasse di una sorta di giustificazione o dell’unica certezza. Di
anomalie, tante si continua a parlare per il caso Cucchi, emerso agli
onori della cronaca grazie all’ostinata determinazione dei familiari,
di anomalie si continua a parlare per il caso Bianzino. Una vicenda
forse meno nota a livello nazionale, meno sviscerata dagli organi di
informazione ma ugualmente carica di punti oscuri. A sottolinearli, a
mo’ d domanda senza risposta, su un volantino, che verrà distribuito
davanti al Tribunale di Perugia, è il comitato “Verità per Aldo” che da
tempo segue la vicenda e lotta accanto ai familiari dell’ebanista
44enne morto nel carcere di Capanne nell’ottobre 2007. Il comitato, che
nel corso della precedente udienza tenutasi il 25 novembre scorso è
riuscito a costituirsi parte civile nell’ambito del processo che al
momento vede come unico imputato una guardia carceraria con l’accusa di
omissione di soccorso, si troverà di nuovo domani davanti al tribunale
di Perugia a sostegno dei familiari che cercano di opporsi alla terza
rischiesta di archiviazione per l’accusa di omicidio volontario a
carico di ignoti.

Un’opposizione supportata dai dubbi che in
questi due anni sono stati affastellati, l’uno sull’altro e che vengono
enucleati anche su http://veritaperaldo.noblogs.org/ dai componenti del comitato:
-le
telecamere che si dice presentassero delle “anomalie” ( eccoci di
nuovo) e che, qualche giorno dopo la morte, invece risultava
funzionassero solo a tratti, dunque nei momenti di normale
funzionamento avrebbero anche ripreso delle persone entrate e uscite
dalla cella di Aldo, persone di cui, al momento, è sconosciuta
l’identità;
-Aldo viene ritrovato steso a terra morto con indosso
solo una maglietta leggera, per di più non sua, nessun rilevamento è
stato disposto da parte della scientifica sugli indumenti e all’interno
della cella;
-le due autopsie effettuate con risultati
contraddittori, nella prima l’accertamento di due costole rotte,
scomparse nella seconda, come scomparsa è l’ipotesi di morte in seguito
a percosse come invece era stato ipotizzato dal medico legale in prima
battuta, lo stesso lesionamento del fegato alla fine viene attribuito a
un massaggio cardiaco un po’ troppo energico;
-infine altri due
elementi che, a parere del comitato e dei familiari, fanno assumere
alla vicenda una luce strana: quelle lenzuola poste a protezione delle
altre celle forse per impedire ai detenuti di vedere (?), e il ruolo
del pm Petrazzini, lo stesso che aveva disposto l’arresto di Bianzino e
che adesso sta indagando sulle cause della morte.

Se questi
elementi messi in fila non fossero sufficienti, vi sono inoltre le
testimonianze di alcuni detenuti, come si legge sul sito www.abuondiritto.it:
“ Un detenuto testimonia che Aldo il giorno prima viene prelevato dalla
sua cella due volte, mentre dai verbali risulta solo un’uscita, senza
però indicazioni circa il motivo e l’orario. Un altro compagno di
sezione dichiara che Aldo ha chiesto più volte un intervento medico nel
corso della notte, e non è stato ascoltato.”
“Domani saremo
nuovamente davanti al tribunale di Perugia e qualora l’opposizione
della famiglia venisse accettata cercheremo di costituirci parte civile
anche nell’ambito del processo per omicidio volontario contro ignoti.”
Alessandro, che fa parte del Comitato verità per Aldo,
ammette la piccola vittoria ottenuta nel procedimento a carico della
guardia carceraria. La costituzione come parte civile segna infatti un
passo in avanti e un riconoscimento anche del ruolo svolto dalla
mobilitazione civile scattata nel capoluogo umbro in seguito alla morte
di Aldo.

“ Inizialmente le assemblee erano molto partecipate,
anche un centinaio di persone e ai sit-in ci si trova sempre in una
cinquantina…”
Il sit-in di domani promette però una partecipazione
anche maggiore. La vicenda di Bianzino è diventata col tempo anche una
battaglia dei Radicali, che dal sito annunciano la loro presenza
davanti al tribunale di Perugia dalle 8.30 del mattino, capeggiati dal
neosegretario Mario Staderini e dalla vicepresidente del Senato Emma Bonino, accanto a loro anche la sorella di Stefano Cucchi,
Ilaria;   dall’altra parte anche gli amici di Perugia di Beppe Grillo,
che hanno promosso attraverso il bloguna sottoscrizione pubbica per
Rudra, figlio minorenne di Aldo e Roberta, anche lei scomparsa
recentemente. “Non bisogna però dimenticare che oltre a Rudra, Aldo
aveva altri due figli, avuti dalla precedente compagna e che sarebbe
meglio tutelare Rudra, giacchè minorenne, da una sovraesposizione
mediatica.” Commenta Alessandro.
E, mentre si attende la sentenza
del Tribunale di Perugia che potrebbe rappresentare un passo avanti o
uno stop definitivo, la morte di Ciro Ruffo (presunto suicidio),
avvenuta l’altro giorno nel carcere di San Michele di Alessandria fa
salire il numero delle morti in carcere dall’inizio del 2009 a 169, e a
67 i suicidi. Il record era stato raggiunto nel 2001, con 69 suicidi.
A
rimarcare questi dati lanciando un vero e proprio allarme sono diverse
associazioni attive per i diritti dei detenuti Ass. “Il Detenuto
Ignoto”, Ass. “Antigone”, Ass. A “Buon Diritto”, “Radiocarcere”,
“Ristretti Orizzonti” e il partito dei Radicali Italiani, attraverso il
loro osservatorio permanente sulle morti in carcere. Ed è anche sulla
scia della vicenda Cucchi e dell’eco mediatica registrata che altri
casi, per molti aspetti simili sono stati “ripescati” e riproposti
all’attenzione pubblica: Franco Serantini, Marcello Lonzi, Giovanni Lorusso, Niki Aprile Gatti, Manuel Eliantonio. Lista sicuramente incompleta, ma un ottimo spunto per chi prima… “non se ne fosse accorto”.

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