Riccardo Rasman, Omicidio di Stato


Omicidio di Stato

«Senta,
qui al quarto piano c’è uno che sta nudo in un monolocale e butta giù
petardi». È il 27 ottobre 2006: sono passate da poco le 8 di sera. In un
palazzone di Borgo San Sergio, quartiere popolare di Trieste, c’è
trambusto: Riccardo Rasman, un uomo di 36 anni in cura per disturbi
psichici, ha lanciato un paio di mortaretti dal balcone del suo piccolo
appartamento. Annamaria Rinaldi, moglie del portiere del caseggiato,
chiama il 113.

Un’ora più tardi, Rasman è a terra: prono, immobilizzato dopo una
lunga colluttazione con gli agenti. Ferito al volto, le mani
ammanettate, i piedi bloccati con il filo di ferro. Tre poliziotti, per
più di cinque minuti, continuano a fare pressione sulla schiena del
ragazzone. Fino a quando non smette di respirare. «Omicidio colposo»:
nel gennaio 2009 due agenti sono condannati a nove mesi di reclusione,
l’altro a sei mesi. Il 26 maggio ci sarà l’udienza d’appello. E forse si
riuscirà a chiarire una morte ancora molto misteriosa.

L’inchiesta triestina ricorda quella su Stefano Cucchi, morto in
carcere nell’ottobre 2009. O quella sul pestaggio del tifoso Stefano
Gugliotta, aggredito da un agente lo scorso 5 maggio. Solo che in quei
casi si sono riempite pagine di giornali. Per Rasman, invece, tutto si è
svolto tra indagini accelerate e retromarce giudiziarie. E soprattutto
nella relativa indifferenza dei mass media.

Ecco la ricostruzione di quel 27 ottobre di quattro anni fa. Dopo la
chiamata al 113, una volante corre a casa di Rasman: a bordo ci sono gli
agenti Maurizio Mis e Giuseppe De Biasi. Gli chiedono di aprire la
porta. Lui risponde male. Per Claudio Defilippi, avvocato di parte
civile nel processo d’Appello, l’uomo è solo impaurito. Nel 1999 ha già
denunciato altri due poliziotti, accusandoli di averlo aggredito . Nel
referto del pronto soccorso si legge: «trauma», «ematoma», «contusione».

Mis e Biasi, però, questo non possono saperlo. Vogliono entrare in
casa di Rasman, anche se ha smesso di tirare mortaretti. Dall’altra
parte della porta c’è un uomo alto un metro e 85, che pesa 120 chili.
Mis e Biasi chiedono rinforzi. La sala operativa manda un’altra
pattuglia: gli agenti Mauro Miraz e Francesca Gatti. Uno spiegamento di
forze che pare eccessivo perfino agli agenti. Quando l’operatrice chiede
«un supporto alla volante 3 per petardi dal balcone», è lo stesso Miraz
a esclamare alla radio: «Ma stai scherzando?». Poi chiede se Rasman per
caso sia seguito dal centro di salute mentale.

Il ragazzo in effetti è in cura per «sindrome schizofrenica paranoide
con delirio persecutorio». Il disturbo è comparso sotto le armi, dopo
alcuni episodi di nonnismo. Nel 2003 gli è stata riconosciuta
l’infermità per causa di servizio. Ma gli agenti apprenderanno queste
informazioni troppo tardi. Perché prima di avere una risposta definitiva
sullo stato mentale di Rasman decidono di fare irruzione. Forzata la
porta, racconteranno di essere stati aggrediti. La stanza è nella
penombra. Seguono attimi convulsi e di violenza. Il ragazzo viene
bloccato sul letto. Tenta di reagire: scalcia, si dimena. Gli
ammanettano i polsi e gli legano le caviglie col filo di ferro. Rasman è
immobilizzato, a terra: «Nelle condizioni di non far più male a
nessuno» annoterà la sentenza di primo grado. Ma gli agenti continuano a
premergli sulla schiena con le ginocchia per alcuni minuti. «Un
comportamento ingiustificato e non previsto da alcuna norma» scriverà il
giudice Enzo Truncellito. Il medico legale accerterà la morte per
«asfissia da posizione» .

Nelle foto della scientifica, Rasman ha il volto tumefatto e i polsi
solcati dal segno delle manette. Il viso è percorso da segni che fanno
pensare a un imbavagliamento: il particolare però non emerge nelle
indagini.

I poliziotti se la cavano con qualche graffio e strappi all’uniforme.
Quando escono dall’appartamento, i vicini raccolti sul pianerottolo
chiedono notizie. Un agente replica, crudemente: «È morto. Non darà più
fastidio a nessuno».

Le indagini che seguono sono rapide. E lasciano spazio a sospetti di
anomalia. Quella sera stessa vengono sentiti alcuni condomini. Le
testimonianze sono raccolte dagli agenti coinvolti. E nei giorni
seguenti l’attività investigativa è blanda. Tanto che in casa non viene
sequestrato nulla. Giuliana Rasman, sorella di Riccardo, decide di fare
da sé. Raccoglie referti medici, testimonianze, trova il filo di ferro
con cui sono state legate le caviglie del fratello. Nell’ottobre 2007 il
pm Pietro Montrone chiede l’archiviazione. La parte civile si oppone.
Presenta al giudice gli indizi raccolti. Nel febbraio 2008, il
magistrato fa retromarcia e chiede nove mesi di reclusione per i
poliziotti. L’accusa è omicidio colposo. Il 29 gennaio 2009 tre agenti
vengono condannati.

La difesa fa ricorso in appello e ora manca poco al redde rationem.
«È stata una fatalità» dice Paolo Pacileo, avvocato degli agenti. «Non
c’è stato alcun abuso. Hanno cercato di difendersi. La morte è dovuta
alla posizione in cui Rasman si è trovato dopo l’ammanettamento: un
fatto imponderabile».

Adesso, in udienza, l’avvocato Defilippi presenterà nuove prove. Come
un manico d’ascia macchiato di sangue, trovato a casa del ragazzo.
«Nessuno l’ha mai sequestrato» sostiene. «Potrebbe essere stato usato
per colpirlo al viso: basterebbe l’esame del dna». Per i poliziotti quel
pezzo di legno era stato usato per attaccarli. Discordanza decisiva,
che potrebbe chiarire il caso Rasman.

  1. #1 di giulianarasman il 04/10/2010 - 5:46 pm

    Non fateci vedere la luna nel pozzo , a Trieste c’è appositamente una scuadra di polizia giudiziaria adetta per gli interventi dove il giudice dispone che venga prelevata la persona malata psichica per un T.S.O. qui 10 uomini in divisa hanno buttato giù la porta inventandosi un ferimento , riccardo era in casa sua , non è andato riccardo in cerca di loro sono 10 uomini adetti alla sicurezza dei cittadini che lo hanno legto mani e piedi con il fil di ferro e colpito con il piede di porco ,non hanno avuto nessun pensiero di pensare alla sua incolumità, 10 uomini esperti per la salvezza in caso di pericolo ,non ci sono scuse ma sArebbe ora che spiegassero chi ha dato loro il comando dato che hanno asserito che è stato un dovere, verso chi???? FaMIGLIA RASMAN

  2. #2 di giulianarasman il 04/10/2010 - 5:11 pm

    Processo Rasman, si va alla Cassazione « Notizie e opinioni su …
    – 04:16
    4 ore fa – «È pacifico, per ammissione degli stessi imputati e dei vigili del fuoco, oltre che degli agenti delle volanti uno e due, che Riccardo Rasman fu tenuto …
    notizie.triestelive.it/…/processo-rasma n-si-va-alla-cassazione/ – il giornale di Trieste ilPiccolo da notizia, l’ avvocato degli agenti Pacileo da la notizia. Sul piccolo la famiglia non è riuscita mai a mettere un articolo,la famiglia Rasman ha dato allo Stato un figlio sano è tornato ammalato dopo 14 anni ce lo hanno consegnato massacrato ora ci vogliono far vedere che hanno fatto il loro dovere??? se hanno chiesto il processo a rito abbreviato era perchè riconoscevno la loro colpevolezza parlano solo della posizione che hanno lasciato riccardo che secondo il quadro ha creato la morte sarebbe ora di parlare chi ha dato l’ordine di buttare giu la porta gia che non c’era nessun ferimento e perche loro stessi quella sera dissero cosi’non disturberà più nessuno,a chi disturbava riccardo??? queste e altre le domande che devono avere spiegazione , come il biglietto di minaccia di morte deve spiegare come questa avvocatessa sapeva che sarebbe morto un anno e più prima che questo accadesse ? perchè il custode fece rapporto ai dottori psichiatrici di domio il giorno dopo ? perchè questi dottori insistevano nei mesi precedenti di portarlo via cosi’ sarà finita una volta per sempre? queste sono solo alcune domande agghiaccianti , altro che due petardi che i stessi verbali dicono che sono scoppiati davanti alle finestre di Riccrdo . sarebbe ora di finirla lo avete calluniato abbastanza.FAMIGLIA RASMAN

  3. #3 di giulianarasman il 02/09/2010 - 1:10 am

    LA SOCIETA ITALIANA?’ OLIGARCHIA E BESTIAME
    10 min – 6 ore fa – Caricato da marinero39
    http://www.youtube.com http://www.giuliocomuzzi.it … Giulio Comuzzi Brasil Mario Riccardo Rasman marinero39 psichiatria …

  4. #4 di giulianarasman il 20/08/2010 - 4:12 pm

    E come si può notare non si parla che c’era stato un ferimento a un timpano della figlia del custode Pollanz , e neanche in questo caso non parlano del ferimento , come la moglie di Pollanz non lo menzionò quando chiamò la polizia quella sera ,ma parlano di comportamenti clamorosi dovuti all’ alcool , allora RICCARDO è morto per i suoi comportamenti clamorosi, voremmo sapere quali ?? se era appena arrivato in casa,aveva con se una piccola radiolina tascabile ,mamma mia quanta confusione da non poter studiare come disse la vicina Stanier!!!!i pertrdi 2 per precisione sono scoppiati davanti le finestre di Riccardo, vorremo sapere chi li ha lanciati???? perchè hanno fatto tutta questa montatura???? per trovare una scusa per buttare giù la porta !!!!!L’ispettore Ragazzi Paolo disse darò altri raguagli ,quali ne aveva già dati prima???? Trattare cosi’ un invalido ,2 agenti dissero quando Riccardo era morto cosi’ non disturberà più nessuno, cosi’si cura i malati ,chi è di peso alla società si elimina in un modo o in un altro,e hanno l’appoggio di tutto il Parlamento come detto dal giornalista Stefano Zurlo parlando di Stefano Cucchi, poveri noi…..famiglia Rasman

  5. #5 di giulianarasman il 20/08/2010 - 4:10 pm

    In questo stabile c’è un ufficio che si chiama COOPERATIVA BASAGLIA , POLLANZ avendo un telefonino della ditta è disponibile 24 su 24 ore se gli inquilini hanno bisogno di assistenza sanitaria dal distretto 3, che sarebbe il ( centro di salute mentale di DOMIO) POLLANZ LAVORA con la Sanità.Tutti gli inquilini lo sanno, cosi’ Pollanz conosce tutti coloro che sono seguiti dal centro di salute mentale .Conosceva anche Riccardo perchè il giorno dopo ha fatto rapporto a Domio di cosa era sucesso in casa sua il 27 ottobre 2006, è stato riportato nella cartella clinica .

    .Hanno scritto : Con nostra grande sorpresa stamattina abbiamo appreso della notizia del suo decesso. Loriana Frattini,messa al corrente dal sig.Pollanz (suo vicino di via Grego),HA DETTO che il fatto è avvenuto in serata dopo un parapiglia accaduto in casa sua (in via Grego) dopo l’arrivo di una pattuglia del 113 , chiamata per i comportamenti clamorosi (forse dovuti all’ alcool) che il Rasman aveva in casa .Sta di fatto che, ad un certo punto pare che Riccardo si sia accasciato e sia rimasto a terra.—– Bisogna sottolineare che la sig. Loriana Frattini lavora con Pollanz all’ufficio Sociale , SI PARLA CHE A DOMIO HANNO AVUTO UNA GRANDE SORPRESA PER LA MORTE DI RICCARDO , usare il termine sorpresa ci da l’idea che se l’ aspettavano che sarebbe successo ,ma non sapevano quando.famiglia Rasman

  6. #6 di giulianarasman il 18/08/2010 - 9:14 am

    Trieste:Licenza per assassinare? Dieci uomini in uniforme stroncano la vita di un invalido militare. Riccardo Rasman. I suoi genitori vivevano in una cittadina vicino a Trieste . La guerra ha cambiato i confini e loro si sono trovati in uno stato totalitario comunista . Allora fecero una scelta come molti altri Italiani :abbandonarono tutto quello che avevano per venire a vivere nel loro paese ,I’Italia . Riccardo fu allevato a Trieste .Sano ,laborioso ,allegro ,affettuoso,come i suoi genitori e sua sorella. Durante il servizio militare in Aeronautica gli si sviluppo’ un grave scompenso mentale in conseguenza di gravi atti di nonnismo subiti fisicamente psicologicamente. Lo stato riconobbe la grave condizione ,80% di invalidità e di conseguenza gli assegno’una pensione di invalidità in relazione al suo servizio militare . Per una persona che soffre di disturbi mentali a Treste la vita è molto più difficile che in qualsiasi altro posto . Trieste è la città dove l’ospedale psichiatrico è stato distrutto senza creare alternative,condannando il malato alla strada ,alla prigione ,alla morte . I leggendari PSICHIATRI diTrieste usano metodi molto strani di trattamento .Continuavano a dire alla famiglia che se Riccardo mostrava segni di aggressività dovevano denunciarlo alla polizia .Lo hanno pure scritto sulla cartella clinica . Ma Riccardo subi’ anche altre cattiverie ,da altre persone .Riccardo aveva monocale dell’Ater ,che usava raramente .Un giorno trovò affisso sulla porta un biglietto con una scritta :” per morto Riccardo vedrà tra qualche tempo questa posizione “ Questa scritta a mano libera ,ci sono anche due date diverse che rivelano perchè di tanta rabbia . Una sera Riccardo saluta i suoi genitori dicendo ci vediamo fra qualche ora vado a dare un’ occhiata al monolocale e poi vado a cena da amici. Era quasi un mese che non ci andava .ERA appena entrato in casa con lui aveva il suo cane si toglie le scarpe gli da, da mangiare al cane sente un botto davanti alle sue finestre esce sul terazzino e vede il suo vicino Cavallaro Roberto che dal suo terrazino con la Romina Pollanz figlia del custode che abita al nono piano gridare come una pazza ,se non smetti di buttare petardi chiamiamo la polizia , chi SA cosa avrà pensato Riccardo,???? avranno bevuto!!!!.Lui non sa che di sotto c ‘erano già 2 agenti che avevano pensato di inventarsi il ferimento di un timpano .LA madre di Romina sapeva già tutto ,-anche per questo c’è una spiegazione- e dal 9 piano chiama la centrale dicendo che al 4piano c ‘era Rasman che buttava petardi ,grossi petardi come bombe. Ma non menziona del ferimento a sua figlia ,difatti se era sul terrazzino al 4 piano non c’era nessun ferimento. Ora ci chiediamo chi ha buttato i petardi se i 2 petardi sono scoppiati davanti alle finestre di Riccardo.?????? Domanda interessante che ha una risposta . Non serve raccontare cosa è sucesso in seguito lo sapiamo bene ,ma è interessante sapere le affermazioni di almeno 2 agenti dopo che Riccardo era morto “cosi’non disturberà più nessuno” COSI ‘viene da chiedersi a chi dava cosi’ fastidio da portarlo sino alla morte???? perchè i giorni sucessivi i vicini hanno dichiarato che non avevano più vita da quando Riccardo abitava li’ che era sempre ubriaco ,è dimostrabile che non dissero la verità. Dissero che quella sera lo avevano visto bere in cucinino questo è falso, non potevano vedere l’interno perchè i vetri del cucinino sono bianchi non trasparenti ,come si può notarlo anche dalle foto sul giornale Piccolo. L’aptosia difatti dimostrò che non aveva alcool in corpo noi abbiamo trovato una bottiglia di cocacola ,e le foto fatte quella sera dimostrano che nel frigorifero non c’era nulla da mangiare ,questo conferma anche che non era mai li .ma hanno avuto anche il tempo di mettere una bottiglia vuota di vino fuori dalla porta ,per far vedere che era fuori di se , proprio una cattivera per far vedere quello che non c’era .Comunque anche se Riccardo avrebbe fatto dei danni non era questo il modo di agire non erano autorizzati a ucciderlo ci sono i tribunali a posta per giudicare i trasgressori e la pena di morte non esiste nel nostro paese ancora ,ameno che non abbiano eseguito un ordine superiore , difatti dissero che avevano fatto il loro dovere ,il dovere si fa quando c’è un comando .Se per 2 petardi meritava la morte ,loro che lo hanno massacrato cosa meritano???? L’ispettore Ragazzi Paolo cosa merita che si è inventato il ferimento di un timpano ??? E’straordinario come hanno pensato di fare, solo una mente studiata poteva modificare sul posto i reali fatti ,scritti in seguito però nei verbali. Pensavano che nessuno mai li leggerà ?? ci dispiace questa e stata una idea azzardata. FAMIGLIA RASMAN http://riccardorasman.altervista.com/

  7. #7 di giulianarasman il 17/08/2010 - 9:42 pm

    RICOSTRUZIONE DEI FATTI
    Verso le 19.30 Riccardo saluta i suoi genitori in campagna, Puglie di Domio, incontra i vicini della campagna, marito e moglie, di cognome Camerata, e si ferma a salutarli. Erano nelle rispettive macchine, Riccardo davanti, i genitori dietro. Si separarono al bivio. I genitori andarono a casa, e Riccardo, come disse ai genitori, sarebbe andato in via Grego. Poi verso le 21.00 sarebbe andato dagli amici a Borgo San Sergio a cena, per festeggiare perchè il lunedì avrebbe iniziato un lavoro trovato dall’amico, poi sarebbe tornato a casa, dai genitori. Le ultime parole che disse a sua madre: “Ci vediamo fra qualche ora”. Riccardo, arrivato in via Grego, lasciò la macchina dietro al palazzo, in alto, nel parcheggio, sotto la lampada, sotto le sue finestre. Lì abbiamo trovato la macchina parcheggiata il giorno dopo. Erano circa le 19.45; lo possiamo affermare con certezza avendolo verificato facendo lo stesso percorso. Siamo saliti al IV piano con l’ascensore, e siamo arrivati nell’atrio dell’appartamento al IV piano verso le 19.48. Il signor Franco Polanz ha l’abitudine di portare il cane fuori, come riferito dai vicini, verso le 19.30; sempre lui, mai la figlia Romina. verificato in seguito se era vero. Il Signor Franco Polanz a chi hanno telefonato alle ore 19.45 come luistesso afferma .
    Perchè testimoni dicono che verso le 20.10 c’era già una macchina della polizia, e Forse si sono incontrati nel portone, o lo ha visto in macchina. Certo è che Verso le 19.45 Polanz Franco probabilmente vede Riccardo arrivare..45, come dichiara Polanz Franco, lui telefona a qualcuno della poPolanz Franco parlava vicino alla volante, e lì si trovava anche altra gente. Polanz Franco aveva una torcia in mano e stava davanti al portone e non lasciava entrare o uscire nessuno.
    Primo: risulta, come dice la Steiner e la Antonella Gagliani, che verso le ore 20.00 c’è stato il primo botto di petardo, da una posizione molto più alta dell’alloggio di Rasman al quarto piano, come riferito dalla Hudorovich Marina nella dichiarazione a Di Lullo, in cui dichiara di aver visto una luce, come di un petardo, dall’alto verso il basso; subito dopo le ore 20. ti. Secondo. La Polanz Annamaria infatti chiama il 113 alle ore 20.09 da casa sua, subito dopo i due petardi, e dopo scende al IV piano, a casa di Roberto Cavallaro, dove trova anche sua figlia Romina, la Steiner e la Antonella Gagliani. E attendono l’arrivo della polizia. La madre di Roberto, vedendo che Riccardo si stava preparando per uscire, chiama Polanz Franco in portone, che stava aspettando la polizia, per fargli accelerare l’intervento. Roberto Cavallaro si vede arrivare alla sua porta l’agente Miss con l’agente Gatti; Miss va al terrazzino per parlare con Riccardo per fargli aprire la porta. Quando rientra Miss dice che si è offeso perchè Riccardo non vuole aprire, e quindi avrebbe chiamato i vigili del fuoco e rinforzi. Questo alle 20.25. Alle 20.35 arrivano altri due agenti: Miraz e De Biasi, che salgono al IV piano, in attesa dei vigili. Secondo la registrazione telefonica, alle 20.38.08 Miss chiama la centrale chiedendo di verificare il cognome del tipo, che non vuole aprire” Almeno quello
    scritto sul campanello, e informati, o presso Domio o stanza 39, per sapere se è seguito. Sul campanello risulta Razman (con la zeta)”. Da questo si deduce:
    Primo: sapevano che Riccardo era seguito dal centro di salute mentale; Secondo: cercavano di vedere se era Rasman, per non sbagliare persona. Questo confermato dalla successiva chiamata, 20.38.44 da Miraz dicendo: “Dovrebbe essere uno s’ciavo, però potrebbe essere un cognome abbastanza diffuso, quindi NON E’ DETTO CHE SIA LUI .••. Magari fai l’anagrafico PER VEDERE SE E’ LUI. Alle 20.43.06 centrale 113 risponde: “OK, dovrebbe essere Rasman Riccardo”. E Miraz risponde: “Rasman Giuliano?”
    Domanda: Che cosa voleva dire con questa frase? “Anche se volevi nasconderti con cognome alterato pensavi che non ti trovassimo?” Dopo di questo hanno dato ordine ai vigili di sfondare la porta.
    Quando arrivano i vigili del fuoco, quattro, in portone trovano altri due agenti in attesa per indicare la persona segnalata, che era alterata. Saliti i vigili del fuoco al IV piano, come sostiene il vigile del fuoco Sadoch Giovanni, trovarono gli altri agenti nel pianerottolo: tre uomini ed una donna, che ordinarono di sfondare la porta. Questi agenti avevano già il manganello in mano, per lo meno uno di loro. Entrati, vi lasciamo immaginare come, hanno ammauali ci hanno detto che potevamo andare via, e così abbiamo fatto”. Riccardo era ancora vivo, anche se, immobilizzato in quelle tremende condizioni e con la testa insanguinata.
    Dopo dieci minuti sono stati richiamati. Risaliti, da quanto si comprende, questi due altri agenti non c’erano più. Chi erano? Sospettiamo che fossero Ragazzi Paolo e Costa Giampiero. Costa Giampiero è maestro di Karate, come lui stesso riferisce negli atti. Maestro istruttore in diverse scuole.
    Da come Franco Polanz dichiara, lui ha raccolto i petardi a terra, scoppiati, e consegnati agli agenti.
    Domanda: come mai questi petardi non sono negli atti come corpo di reato? Abbiamo trovato sul tavolo tre petardi e chiediamo di analizzare le impronte per scoprire chi li ha messi là.
    Domanda: negli atti non compare nemmeno il referto medico di Romina Polanz per lesioni all’orecchio. Da quanto constatato dalle dichiarazioni di Romina Polanz, abbiamo notato che era molto attenta a precisa nello svolgimento degli avvenimenti; significa che stava bene. Si ricordava per filo e per segno come si sono svolti i fatti, però dopo l’arrivo dei poliziotti.
    Domanda: la notte del 28 ottobre del 2006, alle 2.30 di notte, vari agenti della polizia sono andati a casa della famiglia Rasman per comunicare il decesso di Riccardo.
    V.Sov. Ronchi Andrea ci ha riferito che Riccardo aveva ferito a sangue una ragazza, e per questo loro hanno agito. C’erano sei agenti intervenuti. Ritornando ai fatti, domanda: Alle ore 20.10 Ragazzi Paolo dice di essere stato contattato dal 113 per un ferimento a una ragazza:

    Domanda: come faceva a sapere Ragazzi Paolo del ferimento se la Polanz, chiamando il 113 alle ore 20.09 non ne fa menzione? Una spiegazione ci sarebbe:
    Ragazzi Paolo alle ore 20.10 si trovava già sotto casa in via Grego, e parlava con Franco Polanz, come risulta dal testimone. Così hanno appianato ogni cosa. Ragazzi Paolo a pagina 30, nella sua annotazione, dice che aprirono la porta di ingresso per accertare lo stato psicofisico dell’uomo. Quindi è evidente che erano a conoscenza che avevano a che fare con una persona psichicamente malata, e sapevano anche che era “seguito” dal CSM del Domio.
    Domanda: perchè non hanno chiesto l’intervento degli operatori del centro di salute mentale che, notoriamente, sono impegnati a dare servizio 24/24 per sette giorni (v. Allegato).
    Domanda: negli atti non è depositato il mandato per entrare nell’appartamento del Rasman; e poi, si entra con i manganelli per aiutare una persona psichicamente malata?
    Ragazzi Paolo a pagina 31 della sua dichiarazione, parla di sospetta intossicazione medicamenti.
    Domanda: quale qualifica medica possiede Ragazzi?
    Alle ore 21.06 nella sua annotazione Ragazzi dichiara di essere salito nell’appartamento di Rasman con Costa Gianpiero; dalla registrazione questo risulta. Ma Alle ore 21.14 Ragazzi dice: “Sto arrivando, sono sullo svincolo di via Forti con via Grego”; e ride! “ha ha ha ha”.
    Domanda: cosa significa questa risata? Dico di essere in un posto e invece so solo io dove sono?” Ma non era già salito alle ore 21.06?
    L’autista di Ragazzi Paolo, Costa Gianpiero, a pagina 1173 della sua dichiarazione, precisa lui stesso che, per assumere tale incarico, essendo il regolamento di polizia, occorre essere in possesso di una qualifica non inferiore della cintura marrone di determinate discipline marziali, “Ed io sono 2 di dan Ju jitsu, oltre che cintura marrone di kick boxing.
    Va sottolineato che Franco Polanz lavora nell’ufficio-portierato dello stabile, che è un’attività della Cooperativa Basaglia. Collabora col dr Marsilli, responsabile del CSM Domio. Conosce tutti gli inquilini dello stabile che sono seguiti dal CSM Domio. Difatti, lo stesso Polanz FRanco, al telegiornale regionale del TG3 sabato 28 ottobre 2006, dice che Riccardo “Prendeva i farmaci, si vede che ha bevuto, ha fatto un cocktail ed è morto. ”
    Successivamente FRanco Polanz ci ha riferito, alla famiglia incontrata per strada, che lui ha visto Riccardo tre volte in tutto. Allora gli abbiamo chiesto
    come sapeva che Riccardo prendeva i farmaci e beveva. Non ci ha dato risposta. Non si può escludere che i petardi siano stati lanciati da qualcuno della famiglia Polanz.

  8. #8 di giuliana il 19/06/2010 - 4:16 pm

    Pensare che i vigili del fuoco abbiano messo mano e fare un’azione simile legare il povero Riccardo con il fil di ferro ci chiediamo MA DOVE VIVIAMO’????? PERCHè NON SONO STATI PURE QUESTI 4 VIGILI DEL FUOCO INDAGATI??????? DATO che loro stessi hanno detto di aver fatto questo ?? neppure loro hanno avuto pietà nè umanità hanno visto cosa hanno fatto e detto i poliziotti ma non li hanno fermati con un pò di buon senso anzi quando gli hanno detto di andare via sono sciesi tranquilli come se niente era sucesso potevano chiamare il 118 in soccorso dato che la stanza era piena di sangue Riccardo era ferito.Alla fine della guerra legavano le persone con il fil di ferro e le gettavano nelle foibe abbiamo ricominciato ?????? Hanno legato Riccardo in quel modo perchè vivesse o perchè morisse come un animale al mattatoio???????? SONO MOLTO dispiaciuto e adolorato vedendo che per le nostre autorità la mia famiglia è considerata gente da macero nella loro indifferenza massima nel loro processo abbreviato non ci hanno chiesto neanche come ci chiamiamo il loro pensiero è solo finire questa brutta storia ma sono stati loro a CAUSARLA e noi vogliamo sapere perchè tanto ODIO chi c’è dietro a tutto questo ???? PADRE DI RICCARDO

  9. #9 di patri il 09/06/2010 - 2:31 pm

    Non ci sono parole per esprimere l’indignazione.
    Potrei esserci io domani in una situazione del genere, mio fratello, tu, tuo fratello.
    Se non si può più avere fiducia in coloro che indossano una divisa perchè abbiamo paura che una nostra parola possa essere interpretata come una sfida e far esplodere la loro rabbia che deriva da non so cosa (turni massacranti? stipendio basso?)verso chi possiamo riporre la nostra stima e fiducia.Giustizia per Riccardo, Federico, Aldo, Giuseppe, Stefano e per quanti non ricordo e non siamo a conoscenza.

  10. #10 di giuliana il 04/06/2010 - 9:08 am

    Il giorno 26 maggio 2010 si è svolta l’udienza d’appello in camera di consiglio richiesta dai tre uomini colpevoli in primo grado di omicidio colposo . Hanno chiesto di essere prosciolti perchè NON C’è ATTO DI FATTO. Ci chiediamo allora dov’è Riccardo”’????? COSA stà accadendo???? A quale scopo il processo???? ma tutto ha una logica se ci si riccorda che avevano scritto sul quotidiano Piccolo che Riccardo era un uomo nessuno che non aveva passato .COSI’ senza nessuna pietà continuano a massacrarlo anche dopo morto.Il 30 giugnio 2010 ulteriore udienza. Il padre.

  11. #11 di disamistade il 28/05/2010 - 12:55 am

    Ogni volta che apprendo di un nuovo caso di omicidio a opera di agenti delle polizie rabbrividisco: sembra esserci una sorta di certezza non della pena (anche se nei confronti delle vittime si tratta di esecuzioni capitali) ma dell’impunità per chi, in divisa, abusa della propria posizione. Però forse qualcosa sta cambiando, c’è questa attenzione, da parte degli amati di chi ha subito ingiustizie altrettanto brutali, perché nessuno venga dimenticato, nessun episodio resti senza colpevoli. Perché non accada mai più. Posso solo ringraziare chi riesce a trasformare il dolore in coraggio per lottare.

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