LIBERTA’ E SICUREZZA: MA PER CHI? Appello del Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino


“Ci vuole che la lingua abbia il permesso
La mente a dire
Ciò che il cuore sente”

Libertà: stato di chi è libero, condizione di chi ha la possibilità di
agire senza essere soggetto all’autorità o al dominio altrui.

Sicurezza: condizione di chi o di ciò che è esente da pericoli o
protetto
da possibili pericoli.

Il Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino, promuove due giorni di confronto e riflessione,su autoritarismo, proibizionismo,
carcere e sicurezza il 25 e il 26 giugno 2010 per essere agenti di
memoria collettiva, e praticare forme di solidarietà attiva che
disinneschino nuove richieste di archiviazione e mettano in luce tutte
le contraddizioni e le distorsioni delle “verità” di Stato, per
costruire insieme delle buone pratiche di autodifesa da abusi,
repressioni e pestaggi, venduti come atti di legalità.

Ma LIBERTÀ e SICUREZZA di chi?
Dell’occhio vitreo, di quarzo che ci scruta, ci segue, cattura i nostri gesti, li memorizza e li reinterpreta in mille modi senza che noi ce ne
accorgiamo. Nei parcheggi, nelle piazze, nelle strade, al lavoro, alla
stazione, allo stadio, al supermercato. Telecamere…. puntate
sull’effervescenza sociale, su comunità di pratiche, di espressione di dissenso dal controllo sociale di massa,
pronte
a generare paure allarmiste, fobie reazionarie e intolleranze sociali, concentrate a stigmatizzare ogni pensiero critico, stili di vita non
conformi all’omologazione e alla regia repressiva segregante e
discriminatoria che giustifica il proibizionismo omicida.

L’arma della disinformazione di massa, la produzione di studi
scientifici ambigui e tendenziosi utilizzati come base per sviluppare panico, la
paura indotta, il controllo sistematico sulle nostre vite e sui nostri
corpi e le logiche di ordine pubblico e di criminalizzazione dei
comportamenti soggettivi sta limitando pesantemente le nostre esistenze.

Anno 2008: 142 morti.
Anno 2009: 175 morti.
Maggio 2010: 76 morti.
Dal 2000 1.674 morti.

No, non sono i dati di una guerra di bande, sono i morti in carcere in Italia.
1674 morti in carcere mentre fuori dal carcere in questi 10 anni la
Cultura della “tolleranza zero”, l’ossessione della sicurezza sono diventati
i nuovi dogmi del regime assoggettato alle logiche del profitto e alla
chiesa internazionale del proibizionismo.

Prima si crea insicurezza alimentando precarietà, discriminazioni, ingiustizie sociali ed economiche, controlli polizieschi sui posti di
lavoro e nelle scuole poi si invoca sicurezza, ordine e disciplina tolleranza zero contro chi subisce queste politiche, siano essi giovani,
migranti, consumatori/trici di sostanze, casuali passanti. Si riempiono
le carceri e i centri di detenzione, che sono, sempre più, mezzi per
controllare e gestire la società.

Perugia è un laboratorio avanzato di queste politiche: il centro storico con sempre meno residenti e senza aggregati di quartiere stabili, luogo
di promozione di grandi eventi commerciali e territorio sempre più
militarizzato. Luogo di criminalità organizzata, sede di holding del
narcotraffico, riciclaggio di denaro. Usura, “affitti rapina”,
sfruttamento dell’immigrazione e della prostituzione.

Perugia è una città che pratica sperimentazioni di tecniche di controllo
sociale che negano il nostro desiderio di relazioni umane paritarie e
non mercificate.

E’ tempo di abbattere i muri del moralismo bigotto del salotto buono
cittadino, mobilitare i territori e connettere i diversi movimenti,
comitati, assemblee e praticare resistenza attiva a tutte le pratiche di
controllo sociale e alle leggi proibizioniste e libertiicide come la
Fini Giovanardi, la Bossi Fini e la Cirrielli.

Perché non ci sentiamo molto “safe” in uno stato dove ogni giorno si è
vittime di violenze vigliacche e di abusi polizieschi protetti. Vittime
di una informazione “dopata,” faziosa e chirurgica.

Perché non ci sentiamo per niente “safe”con uno stato che dialoga con il
business della reclusione e con gli imprenditori del controllo e della
“salute mentale”, le comunità lager e le carceri private; in cui è
legale la terapia elettroconvulsiva, … la somministrazione forzata di
psicofarmaci,e il ricorso alla contenzione, la restrizione de diritti
del lavoro e la precarizzazione delle condizioni di vita, i centri di
detenzione, le carceri e guerra. “War on drugs”trasformate in
persecuzione infinita ai consumatori di sostanze psicoattive, connivenza
con un sistema economico senza scrupoli che determina tipologie, prezzi
e distribuzione di sostanze (sempre più convenienti alle narcomafie) a
esclusivo profitto delle lobbies dei narcos e delle multinazionali del
petrolio e delle droghe legali.

E intanto nelle istituzioni totali italiane dalle carceri ai reparti
psichiatrici agli ospedali psichiatrici giudiziari ai centri di
identificazione e di espulsione per i migranti,

si verificano abusi e violenze, torture e uccisioni. Si applicano codici
non scritti e procedure operative per mortificare la vita dei reclusi.
Si muore in circostanze sospette. Si precipita nel silenzio
dell’impunità e nella arroganza del potere.

Questo è successo ad Aldo Bianzino. Morto in nome della sicurezza e del
proibizionismo, nel carcere di Capanne il 14 ottobre 2007. Questo è
successo a Giuseppe Ales, Federico Aldrovandi, Alberto Mercuriali.
Marcello Lonzi, Manuel Eliantonio, Stefano Cucchi, Riccardo Rasmann,
Giuseppe Uva, Niki Aprile Gatti, Stefano Frapporti, Francesco
Mastrogiovanni, Simone La Penna,

Bledar Vukaj. Nomi diversi, posti diversi, persone diverse, tutti morti
in circostanze simili.

Il comitato verità e giustizia per Aldo Bianzino propone due giorni di
riflessione e mobilitazione in cui decostruire il dogma
proibizionista con la messa in movimento di politiche dal basso, la
diffusione di strumenti e di percorsi di criticità e consapevolezza, la
sperimentazione di buone pratiche di riduzione dei rischi e dei danni,
raccontando le nostre città ed i nostri Territori.

Perugia,03/06/2010
Comitato Verità e Giustizia per Aldo Bianzino

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veritaperaldo@autistici.or
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