Un’altro pestaggio in carcere, questa volta a Tolmezzo (Udine), i secondini manganellano un ragazzo e poi lo imbottiscono di psicofarmaci.
Qui di seguito un comunicato di alcuni detenuti.
Tolmezzo 15/08/2010
Noi detenuti della casa circondariale di Tolmezzo abbiamo deciso di scrivere questa lettera dopo l’ennesimo pestaggio avvenuto nelle carceri italiane.
Dopo i casi di Marcello Lonzi a Livorno, di Stefano Cucchi a Roma e di Stefano Frapporti a Rovereto e di tanti, troppi altri in giro per la penisola, siamo costretti a vedere con i nostri occhi che la situazione carceraria in italia non è cambiata per niente.
Mentre da una parte ci si aspetta dai detenuti silenzio e sottomissione per una situazione inumana (quasi 70.000 prigionieri a fronte di nemmeno 45.000 posti, percorsi di reinserimento sociale pressochè inesistenti, scarsissima assistenza sanitaria, fatiscenza delle strutture ecc…) si ha dall’altra il solito trattamento vessatorio da parte del personale penitenziario, non giustificabile con la solita scusa sulla scarsità di uomini e mezzi.
Denunciamo quello che, ancora una volta, è successo venerdì 13 agosto proprio qui a Tolmezzo, dove un ragazzo, M.F., è stato picchiato con tanto di manganelli nella sezione infermeria.
Se come per altre volte i protagonisti dell’aggressione erano, tra gli altri, graduati ormai noti ai detenuti per le loro provocazioni, l’altra costante è stata la completa assenza del comandante delle guardie e della direttrice dell’istituto.
La nostra situazione è fin troppo pesante per accettare la sottomissione fisica dopo quella psicologica.
Per noi tacere oggi potrebbe voler dire ricevere bastonate domani se non fare la fine dei vari Stefano o Marcello domani l’altro.
Noi non ci stiamo e con questa nostra ci rivolgiamo a chiunque nel cosidetto mondo libero voglia ascoltare, affinchè la nostra voce non cada morta all’interno di queste mura.
alcuni detenuti del carcere di Tolmezzo
#1 di giulianarasman il 02/09/2010 - 12:50 am
LA SOCIETA ITALIANA?’ OLIGARCHIA E BESTIAME
10 min – 6 ore fa – Caricato da marinero39
http://www.youtube.com http://www.giuliocomuzzi.it … Giulio Comuzzi Brasil Mario Riccardo Rasman marinero39 psichiatria …
#2 di giulianarasman il 25/08/2010 - 1:13 pm
La famiglia Rasman vuole che si sappia…
giu 20
riccardorasmanSenza categoria No Comments
… quello che è successo, quello che è stato fatto a Riccardo. Conoscere i fatti e come si sono svolti è l’unico modo per far emergere la verità. Solo sulla base della verità, di tutta la verità, può essere fatta giustizia.
(contatti: principessa473@tiscali.it)
Ricostruzione dei fatti
giu 19
riccardorasmanSenza categoria No Comments
Questa ricostruzione dei fatti è stata fatta dalla famiglia di Riccardo. E’ la premessa di un grosso dossier in cui ci sono le deposizioni firmate dei poliziotti, dei vigili del fuoco, dei vicini di casa. Ci sono inoltre altri documenti: alcune foto che chiarivano completamente lo scenario in cui la tragica vicenda si è svolta: le case, le finestre, i piani, i terrazzini; accompagnate da opportune annotazioni. E altri documenti ancora.Questo dossier è stato depositato in tribunale il 14 gennaio 2009, prima del processo con rito abbreviato. Il giorno dell’udienza il giudice ci ha restituito il dossier assieme a due perizie (di tre perizie consegnate ne ha trattenuta una). Nel consegnarci questi documenti il giudice Enzo Truncellito ci disse.di non sapere chi li avesse consegnati. Evidentemente non voleva tenere conto della ricostruzione dei fatti. La ricostruzione dei fatti e altri testi che seguiranno si basano sulle citate deposizioni firmate.
Lo scrivente Ispettore C. Rabbaioli Giorgio, pagina 141:
lug 21
riccardorasmanSenza categoria Commenti disabilitati
Lo scrivente Ispettor C. Rabbaioli Giorgio, pagina 141:
dichiara di aver contattato alle ore 17 “Billy”, pagina 143. Lo stesso veniva identificato per De Stefani Claudio. Questi riferiva che il suocero, Balzano Renato, deceduto circa 12 anni fa, se ben ricorda, per motivi legati all’accesso di una sua proprietà, era venuto a diverbio con gli appartenenti alla famiglia Rasman, proprietari del terreno su cui gravava la servitù di passaggio. Domanda: da dove l’Ispettor C. Rabbaioli Giorgio ha preso queste informazioni? Subito dopo aver contattato gli inquilini di quello stabile?
Così la famiglia Rasman dichiara: Balzano Renato si appoggiò all’avvocato Fabia Bossi contro la famiglia Rasman per aver il passaggio sulla proprietà dei Rasman, pur avendo altre strade di accesso al suo terreno. Perchè Balzano Renato e Remigio Bossi, padre di Fabia Bossi, sono confinanti al terreno della famiglia Rasman. Dichiariamo che all’udienza del giugno 2000, dinanzi al giudice Annamaria Fanelli, Fabia Bossi, al nostro avvocato Sancin, i familiari di Riccardo dissero alla Fanelli che avevano un figlio ammalato e di tener conto di questo. La Bossi disse: “Allora lo portiamo via”. La giudice Fanelli chiese:
“Dove lo vuoi portare?”
A un’udienza del giudice di pace nel 2000, l’avvocato Nardi Giuseppe, che sosteneva la causa Fabia Bossi, disse: “Ci sono molte persone come i Rasman rinchiuse in Coroneo; sono gente da macero.”
Come già depositato negli atti del 5 ottobre del 2007 dalla famiglia Rasman, si può notare il ritrovamento di un biglietto di sentenza di morte indirizzato a Riccardo. Fatta la perizia calligrafica e fatta la perizia penna, risulta essere dalla stessa mano di Fabia Bossi.
Come sapeva Fabia Bossi che Riccardo si troverà in quella posizione, morto? Come è stato scritto, così è stato fatto.
Dobbiamo rendere noto che Riccardo da circa un anno e mezzo prima della morte a volte ci confidava le sue paure, particolarmente con la mamma, fino a pochi giorni dalla tragedia. Pensavamo che dipendesse dal suo problema, ma avevamo capito che si trattava anche di vera e propria minaccia dopo aver trovato il biglietto al monolocale in via Grego, in un cassetto.
Esattamente un mese dopo il tragico decesso, la mamma di Riccardo riceve una querela dalla Fabia Bossi.