Caso Bianzino, l’ex moglie: «Picchiato». Episodio inquietante nello studio di un legale di parte civile
Rudra ha parlato del suo dolore dovuto alla perdita dei genitori
«A quest’uomo sono stati inferti dei colpi atti a colpire organi interni, da mani esperte, senza lasciare segni o tracce esterne. Ad Aldo sono stati dati colpi al cervello e all’addome». Lo ha riferito in aula Gioia Toniolo, ex moglie di Aldo Bianzino, morto nel carcere di Capanne il 14 ottobre 2007, riferendo alla corte quanto aveva detto l’allora consulente della famiglia, il medico legale Walter Patumi che, stando a quanto riferito dalla stessa Toniolo, «partecipò all’autopsia fatta con il dottor Lalli». L’ex moglie di Aldo Bianzino, rimasta a combattere per un po’ di giustizia insieme ai figli del suo ex marito, ha anche riferito che «dieci giorni prima della sua morte Aldo stava molto bene» e «Patumi in quel momento non mi disse che c’erano contrasti con dottor Lalli», che poi depositerà una relazione in cui si afferma che la morte di Bianzino era dovuta dalla rottura di un aneurisma.
Il dolore di Rudra A riportare umanità e dolore in mezzo ai termini medici e agli agenti che a vario titolo hanno avuto contatto con la vicenda di Bianzino e che mercoledì hanno testimoniato in aula, ci ha pensato il figlio Rudra, appena diciottenne. «A me manca la mia famiglia, dopo la morte di mio padre, è venuta a mancare anche mia madre per una malattia che si è molto aggravata per lo stress. Sarete stati tutti adolescenti, immaginatevi la vostra vita a 14 anni senza una famiglia». «In 14 anni – ha detto ancora Rudra, ora parte civile con l’avvocato Massimo Zaganelli – non ho mai visto mio padre star male in nessun modo e volevo sapere perché dopo due giorni in carcere era uscito morto. Non si pensa che possano succedere cose del genere. Con i miei facevo una vita semplice e tranquilla, il giorno dell’arresto vennero 5 persone e fecero una perquisizione. E fuori trovarono le piantine di marijuana». Rudra, su domanda dell’avvocato Fabio Anselmo, già avvocato della famiglia Cucchi e Aldrovandi, qui nominato da Gioia Toniolo, ha provato a dire che dopo l’arresto dei suoi genitori è stato lasciato solo con la nonna 93enne nel casale in campagna in cui viveva per tre giorni. Ma è stato bloccato. Non è pertinente alla presunta tesi dell’accusa, rappresentata in aula dal pm Giuseppe Petrazzini, di omissione di soccorso dell’imputato della polizia penitenziaria Gianluca Cantoro nei confronti del detenuto Aldo Bianzino.
L’aggressione e l’inquietante scritta Intanto un fatto che ha quanto meno risvolti inquietanti, si è verificato lunedì mattina nello studio tifernate dell’avvocato Massimo Zaganelli. La sua segretaria è stata aggredita da un uomo che, con il volto coperto, l’ha spintonata dopo essere entrato nello studio del legale. Secondo quanto ricostruito, l’uomo stava aspettando l’arrivo di qualcuno che aprisse la porta dello studio, per entrare. E fin qui un’aggressione. La segretaria, oltre alla paura, ne avrà per cinque giorni. Inquietante è poi la scritta trovata sul muro esterno: «Bianzino stop», con due simboli che somigliano a due croci. Volto coperto, nessun indizio. E’ intervenuta la polizia. Mercoledì pomeriggio l’avvocato Zaganelli, rappresentato in questo caso da Fabio Anselmo ha anche sporto denuncia. Anselmo ha palato di «episodio gravissimo, inquietante, incomprensibile per il clima in cui si sta celebrando il processo». L’aggressione è avvenuta di prima mattina, in orario di apertura dello studio. Ad essere aggredita è stata la segretaria. Normalmente il primo ad arrivare a studio è l’avvocato Zaganelli.
I medici legali nella prossima udienza Nell’udienza di mercoledì avrebbero dovuto testimoniare anche i medici legali che hanno individuato nella rottura di un aneurisma la causa della morte di Bianzino. Assenti giustificati, verranno sentiti nella prossima udienza del 18 novembre. A ruota verrà fatto l’esame dell’imputato: quel Gianluca Cantoro che, difeso dagli avvocati Daniela Paccoi e Silvia Egidi, si è sempre dichiarato innocente. Come sempre anche mercoledì in aula i microfoni di Radio Radicale da cui è possibile ascoltare tutti gli audio delle precedenti udienze.
tratto da umbria 24
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