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Le nebbie di Capanne

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atemi nome e cognome di un solo ragazzo finito in prigione per un pezzetto di fumo e mi dimetto da deputato.
L’incauta dichiarazione, pronunciata a La7 nel dicembre del 2006, è di
Gianfranco Fini, sostenitore della legge contro gli spinelli insieme al
pio Giovanardi. In un anno gli incarcerati per detenzione di cannabis
ad uso personale sono stati più di 130.
Naturalmente Fini non si è dimesso e l’Unione, che nel programma si era
impegnata a superare la legge e ad istituire un garante a tutela delle
persone private della libertà, non ha concretizzato le promesse. E così
oggi, la repressiva legge ha al suo attivo anche un morto: Aldo
Bianzino un pacifico falegname di Pietralunga colpevole di coltivare
qualche piantina per uso personale.
Due giorni dopo il suo arresto viene trovato privo di vita, nudo, nella sua cella. Prosegui la lettura »

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12 Brevi Poesie per Aldo

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Aldo Bianzino è morto nella prigione di Capanne a Perugia, il 14 ottobre 2007,
2 giorni dopo il suo arresto per aver coltivato piante di canapa nel suo orto.

1
Tutt’oggi il piede mi fa male
dal maledetto armadio Ikea che ci è caduto su
otto mesi fa
e Aldo è morto.
E tutto il giorno che penso alla fragilità
come il dolore si ricorda del dolore
e Aldo è morto.
Argentina disse che aveva dei bellissimi occhi verdi
ma non ci feci mai caso.
Era molto bello,
Era

2
E’ autunno, sì, quella stagione
arancione per la sua asprezza, rosso per il fuoco e la brace e le ceneri,
l’urna funeraria che lui non ha mai avuto
così solita in Umbria.
Scolpirò una sega sulla sua e della carta vetrata.
Questi spigoli ruvidi non diventeranno mai lisci.
E una buffa spazzola.

3
Non l’ho mai conosciuto bene.
Ma non mi riesce di immaginarlo diventare uno spettro.
Quegli occhiali sfavillanti,
estrosa costellazione.

4
Construirò quella passerella
dal terrazzo al ripostiglio in giardino
con le sei altalene di canovaccio matte
vele a strisce verdi e blu
che danzano sotto le raffiche o ferme
in memoria di te.

5
Sempre preoccupandoti per gli altri —
ti premeva così tanto.
L’esame perso del tuo figlio, quasi perso,
alla fine, ce l’ha fatta.
L’epatite persistente di tua moglie, troppo spaventata
per andare all’ospedale, alla fine
ci dovrà andare. Alla fine
il tuo fegato schiacciato, la milza
schiacciata – “lesioni interne.”
Soffro di lesioni interne ora.
Ho dovuto cercare milza sul dizionario,
trovavo sempre milizia.

6
Eri la prima persona con cui parlai
quando tornai dall’ospedale con Melina
e scoprii una nuova solitudine.
Mite, così mite,
dolce falegname dalle mani dorate
che sempre costruivano.
Sembri esserci sempre stato per i passaggi.
Avessi potuto darti
un ditale di compassione
il tuo ultimo momento duro.

7
Chiese dell’acqua tre volte
e i soldati lo derisero.
La guardia fece su e giù nel suo pentametro.

8
L’acqua della vita…
Diversi reclusi ti hanno sentito lamentarti
quella domenica mattina, prima che venissi pronunciato morto.
Migliora la tua pronuncia, giovanotto.
Cosa può fare la bellezza?
Mi lancio fra te e la spranga.

9
Invita tutti i piccioni
alla conferenza internazionale sulla tortura.

10
La prigione è un cerchio chiuso.
Le stanze di solito non hanno vista
sull’oceano (cioè l’infinito) o sulla neve
che è così spesso una benedizione
o sui meli di color bianco (e va bene, rosa)
il vergognarsi del diventare.
Né possiamo vedere noi attraverso le finestre che non hanno scuri
e questo aumenta la gravità della parentesi.
O, simbolo della perfezione.

11
E’ ragionevole sentirsi confortati dagli articoli usciti
sui giornali locali e nazionali e internazionali
essere soddisfatti dalla rivendicazione
del diritto all’informazione
ma di ragionevole cosa c’è nel dolore
nel protagonista indifeso di tutta la fanfara,
la sua famiglia scheggiata?

12
Che applichino balsami lenitivi su tutte le tue ferite
interne ed esterne, visibili ed invisibili
(vecchia tecnica degli asciugamani bagnati, perfezionata dal fascismo)
e che ti avvolgano nelle fasce imbevute di mirra e di cannella
per poi avviarti sul tuo viaggio ninnando.
E che la fisarmonica delle onde
ti sostenga con qualche tua melodia preferita
e ti porti onorevolmente
dovunque tu più vorresti essere.

Jane Oliensis vive nelle colline di Assisi con la
sua famiglia, tre simpatici cani e due gatti.
Scrive ed insegna. E’ presidente dell’associazione
culturale Humanities Spring in Assisi.

 

tratto da: http://www.micropolis-segnocritico.it/mensile/?p=794 

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Rassegna stampa completa

Bianzino.pdf

Qui sopra trovate la rassegna stampa completa dal  13 ottobre al 13 novembre.

(per vedere tutta la rassegna stampa cliccare sul file "bianzino.pdf" che si trova qui sopra) 

 

 

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verità per Aldo: i dubbi persistono

Siamo qua per raccontare la storia di un uomo, un mite falegname, esile, meditativo, incensurato.
Quest’uomo era un padre, un fratello, un figlio, un compagno di vita, un pacifico, un buono, un gran lavoratore, un giovane di 44 anni che aveva ancora tanto da dare a questo mondo.
La mattina del 12 ottobre scorso una pattuglia di carabinieri ha trovato alcune piantine di marijuana nel terreno del suo casolare di campagna, coltivate per uso personale, e per questo lo ha prelevato ed affidato alle patrie galere. Ha salutato il figlio quattordicenne e la nonna novantunenne (lasciati soli nella cascina isolata tra gli appennini umbri) con la serenità che lo ha sempre contraddistinto e con la sicurezza di essere di ritorno entro pochi giorni. Nel carcere di Capanne è stato sottoposto ad una visita medica che lo ha dichiarato in perfetta salute e poi rinchiuso in una cella di isolamento, da cui e’ uscito morto due giorni piu’ tardi.
Nel frattempo non c’e’ stata un’udienza di convalida dell’arresto, non è entrato in contatto con altri detenuti, non ha contattato nessuno esterno al carere.
Cosa sia invece successo in quella cella stanno ancora provando a stabilirlo le indagini, a quasi due mesi di distanza. Le analisi autoptiche parlano di lacerazioni ed emorragie a fegato e cervello, ma di nessun segno esterno di violenza. Quello che possiamo immaginare è una violenza compiuta da un "professionista" o, nella "migliore" delle ipotesi, un’omissione di soccorso. Quello che possiamo fare è, invece, affidare le nostre speranze ad uno stato che indaga su se stesso, in cui un fatto così grave viene sovrastato da casi di cronaca più "interessanti", magari con qualche scandalo sessuale, sicuramente senza il coinvolginento di pubbliche istituzioni. Quello che possiamo sperare è che sia fatta chiarezza su questo caso, che sia resa "giustizia" e dignità ad una persona, che tragedie del genere non siano più rese possibili.

Aruna Prem Bianzino 

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Alcuni video e fotografie della manifestazione

Dal blog del laboratorio autonomo unipg riprendiamo questo video e questa galleria fotografica sulla manifestazione del 10 novembre 2007

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