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Audio della seconda udienza del processo a Cantoro, riguardo il caso Bianzino

Ascolta l’audio integrale della seconda udienza del processo a Gianluca Cantoro, riguardo il caso Bianzino

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8 Febbraio presidio presso il tribunale di Perugia

Dal 2000 al 2010 i morti in carcere sono stati 1736, di cui 626 suicidi.
La popolazione carceraria cresce di giorno in giorno: il 31 dicembre scorso risultavano in cella oltre 67.000 reclusi, in uno spazio complessivo utile per 45.022 persone. Nel corso dell’anno appena passato le persone che si sono tolte la vita sono state 66. L’anno precedente – il 2009 – è stato nel trascorso decennio quello con il numero maggiore di suicidi: 72.

Sembra un bollettino di guerra, invece è la routine che si rinnova di anno in anno.

Nel 2011, appena iniziato, siamo già a 12 morti tra suicidi e morti “naturali”.

Morti che ci parlano della devastante situazione delle carcere italiani da cui, ovviamente, Perugia non si salva.

Uno degliultimi, Michele Massaro di 23 anni, è morto a causa del gas respirato da bomboletta proprio nel carcere di Capanne.

Carcere dove sono attualmente rinchiuse 519 persone in uno spazio che potrebbe contenerne al massimo 350. Di questi ben il 70% è straniero
mentre il 90% dell’intera popolazione carceraria risulta tossicodipendente.

L’ennesima dimostrazione di come in carcere ci sono quasi interamente donne e uomini con un basso titolo di studio, immigrati o figli di
operai, incarcerati per lo più per reati contro il patrimonio, cioè per azioni profondamente legate alla società in cui viviamo, alla necessità
che la muove da mattina a sera: quella di trovare dei soldi. Senza contare che molti prigionieri sarebbero fuori (o a beneficiare delle cosiddette pene alternative) se avessero anche semplicemente i soldi per pagarsi un buon avvocato.

Per noi la causa principale è l’istituzione carcere, lo Stato e le sue politiche repressive e securitarie che riempono le galere di indigenti, reietti e figli di nessuno. Questa appare sempre di più una vera e propria guerra di classe, dove i “detenuti sociali” vengono ammassati in questa gigantesca discarica.

Un terzo di questi dannati della democrazia sono tra l’altro in attesa di giudizio, cioè potrebbero anche essere innocenti. Le sole leggi
Bossi-Fini sull’immigrazione e la Fini-Giovanardi sulle droghe ci “forniscono” circa il cinquanta per cento delle 100.000 persone che ogni
anno passano, anche solo per pochi giorni, dalle carceri nostrane.

“Passaggi” che possono essere di breve durata, o che possono risultare letali come per Aldo Bianzino, morto nell’ottobre 2007 nel carcere di
Capanne e che ancora grida Verità.

Il processo per omicidio colposo a carico di ignoti è stato archiviato nel dicembre 2010, mentre rimane ancora aperto il processo a carico

della guardia carceraria per omissione di soccorso e falsificazione di registro dove il Comitato Verità per Aldo si è costituito come parte civile e che riprenderà l’8
febbraio.

Noi saremo ancora lì, dentro il tribunale e attraverso la città, a gridare con forza per la verità.

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Sabato 22 Gennaio presidio per chiedere verità sulla morte di Daniele Franceschi

Il comitato Verità per Aldo sarà a firenze per partecipare al presidio sotto il Consolato Francese per chiedere verità sulla morte di Daniele Franceschi.

A Firenze SABATO 22 GENNAIO verità e giustizia per Daniele Franceschi
presidio alle ore 15 sotto il Consolato francese P.zza Ognissanti
a seguire assemblea alle ore 18 al circolo anarchico in via dei Conciatori
per discutere di morti di stato e istituzioni totali.
Promuovono:
Zone del silenzio (Pisa), Coordinamento Anticapitalista Versiliese-CAV,
Archivio Germinal – Carrara, Comitato verità per Yuri – Livorno

sotto un documento per l’assemblea del 22

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Comunicato detenuti di Tolmezzo

Un’altro pestaggio in carcere, questa volta a Tolmezzo (Udine), i secondini manganellano un ragazzo e  poi lo imbottiscono di  psicofarmaci.
Qui di seguito un comunicato di alcuni detenuti.

Tolmezzo 15/08/2010
Noi detenuti della casa circondariale di Tolmezzo abbiamo deciso di scrivere questa lettera dopo l’ennesimo pestaggio avvenuto nelle carceri italiane.
Dopo i casi di Marcello Lonzi a Livorno, di Stefano Cucchi a Roma e di Stefano Frapporti a Rovereto e di tanti, troppi altri in giro per la penisola, siamo costretti a vedere con i nostri occhi che la situazione carceraria in italia non è cambiata per niente.
Mentre da una parte ci si aspetta dai detenuti silenzio e sottomissione per una situazione inumana (quasi 70.000 prigionieri a fronte di nemmeno 45.000 posti, percorsi di reinserimento sociale pressochè inesistenti, scarsissima assistenza sanitaria, fatiscenza delle strutture ecc…) si ha dall’altra il solito trattamento vessatorio da parte del personale penitenziario, non giustificabile con la solita scusa sulla scarsità di uomini e mezzi.
Denunciamo quello che, ancora una volta, è successo venerdì 13 agosto proprio qui a Tolmezzo, dove un ragazzo, M.F., è stato picchiato con tanto di manganelli nella sezione infermeria.
Se come per altre volte i protagonisti dell’aggressione erano, tra gli altri, graduati ormai noti ai detenuti per le loro provocazioni, l’altra costante è  stata la completa assenza del comandante delle guardie e della direttrice dell’istituto.
La nostra situazione è fin troppo pesante per accettare la sottomissione fisica dopo quella psicologica.
Per noi tacere oggi potrebbe voler dire ricevere bastonate domani se non fare la fine dei vari Stefano o Marcello domani l’altro.
Noi non ci stiamo e con questa nostra ci rivolgiamo a chiunque nel cosidetto mondo libero voglia ascoltare, affinchè la nostra voce non cada morta all’interno di queste mura.

alcuni detenuti del carcere di Tolmezzo

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