Archiviato

Il gip Ricciarelli archivia il fascicolo per omicidio:

"Cause naturali in seguito ad aneurisma"
E’ stata archiviata dal gip del tribunale di Perugia l’inchiesta per omicidio a carico di ignoti per la morte nel carcere del capoluogo umbro, nell’ottobre di due anni fa, di Aldo Bianzino, il falegname che era stato arrestato pochi giorni prima per la coltivazione di alcune piante di canapa indiana.

Secondo il giudice, il decesso avvenne per cause naturali in seguito ad un aneurisma cerebrale.
A riportare la notizia è oggi il Corriere dell’Umbria. Il giudice ha accolto la seconda richiesta di archiviazione del fascicolo avanzata dal pm Giuseppe Petrazzini. Ad entrambe le istanze si erano invece opposti i familiari di Bianzino.

In base agli accertamenti svolti dai consulenti della procura, il giudice ha però ritenuto che la lesione riscontrata al fegato del falegname sia legata alle manovre di rianimazione dopo l’aneurisma.

Ha quindi disposto l’archiviazione del fascicolo.

tratto da umbrialeft.it

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TUTTI MORTI DI VECCHIAIA: Bianzino, Cucchi, Lonzi, Aldrovandi …

TUTTI MORTI DI VECCHIAIA: Bianzino, Cucchi, Lonzi, Aldrovandi …


“Arrestati e condotti nel carcere di Capanne -Aldo viene portato in isolamento e Roberta nel braccio femminile- al termine di una perquisizione, firmata dal PM Petrazzini, trovate solo alcune piante di marijuana e 30 euro in contanti…”

E’ l’assurdo inizio della fine di
Aldo. Uomo libero, consumatore e coltivatore di canapa che per questo viene arrestato e muore in carcere, in una città che si preoccupa soltanto di reprimere i consumatori e la “manodopera di strada” mentre rimane una piazza centrale del narcotraffico. A più di due anni da questa
"misteriosa" morte, si tenta ancora di insabbiare la verità. Infatti, mentre è stata rinviato a giudizio l’agente di polizia penitenziaria accusato di omissione di soccorso, oggi si richiede l’archiviazione del procedimento per omicidio, volendo farci credere che Aldo sia “stato
ucciso” in carcere da un malore accidentale.
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Aldo Bianzino, una morte da non insabbiare

di Patti Cirino


«Ti sbattono in galera che sei una anima bella/diventi un corpo
inanimato in cella/Ricordo Aldo Bianzino era un falegname/Nel suo
casolare a chi faceva del male?
» (Assalti Frontali, «Mappe della
Libertà»).
Nomi.
Alberto Mercuriali, Nicola Tommasoni, Abdul Gibre, Riccardo Raisman.
Nomi ostaggio di reticenze, impunità, ipocrisie. Nomi. Stefano Cucchi,
Federico Aldrovandi, Marcello Lonzi, Aldo Bianzino. Nomi che bussano
alle porte della coscienza e della memoria collettiva. Nomi scritti su
fredde richieste d’archiviazione. Nomi rinchiusi tra le carte degli
scaffali degli uffici giudiziari. Nomi che non vogliamo dimenticare.
Nomi e storie di violenza proibizionista, indagini inquinate e
istruttorie lacunose, verità insabbiate e circostanze anomale da
approfondire, diritti negati e informazione tagliata. Storie imbastite
di retorica securitaria, di proclami di guerra ai consumatori, di
tolleranza zero. Storie di stato in attesa di veder chiariti, in ogni
punto, i motivi, le dinamiche, le cause e le responsabilità di queste
morti misteriose. Storie in attesa di verità e giustizia. Prosegui la lettura »

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Intervento del Comitato Verità per Aldo alla conferenza stampa per il presidio dell’ 11 dicembre davanti al tribunale

http://noblogs.org/flash/mp3player/mp3player.swf

tratto da radioradicale

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Caso Bianzino: un coro di no all’archiviazione

di Bruna Iacopino

Caso Bianzino: un coro di no all'archiviazione

Anomalie. Quando si parla di morte in carcere è il termine che viene
ripetuto più spesso, dalle aule di tribunale rimbalza fin tra le mure
domestiche strillato dalla scatola televisiva. Anomalie, come si
trattasse di una sorta di giustificazione o dell’unica certezza. Di
anomalie, tante si continua a parlare per il caso Cucchi, emerso agli
onori della cronaca grazie all’ostinata determinazione dei familiari,
di anomalie si continua a parlare per il caso Bianzino. Una vicenda
forse meno nota a livello nazionale, meno sviscerata dagli organi di
informazione ma ugualmente carica di punti oscuri. A sottolinearli, a
mo’ d domanda senza risposta, su un volantino, che verrà distribuito
davanti al Tribunale di Perugia, è il comitato “Verità per Aldo” che da
tempo segue la vicenda e lotta accanto ai familiari dell’ebanista
44enne morto nel carcere di Capanne nell’ottobre 2007. Il comitato, che
nel corso della precedente udienza tenutasi il 25 novembre scorso è
riuscito a costituirsi parte civile nell’ambito del processo che al
momento vede come unico imputato una guardia carceraria con l’accusa di
omissione di soccorso, si troverà di nuovo domani davanti al tribunale
di Perugia a sostegno dei familiari che cercano di opporsi alla terza
rischiesta di archiviazione per l’accusa di omicidio volontario a
carico di ignoti.
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