Navetta per il concerto
Scritto da veritaperaldo in Iniziative il 30/11/2008
Stiamo organizzando una navetta per il concerto del 5 dicembre 2008 con partenza da Piazza Grimana alle ore 22 e 23.
E’ necessaria la prenotazione all’indirizzo infonavetta@libero.it
Caso Bianzino, il tempo di agire e di ricordare
Scritto da veritaperaldo in Materiali il 26/10/2008
Da Fuoriluogo, di Patti Cirino – 26 ottobre 2008
Se raccontare è resistere,
prendere posizione, mantenere viva la memoria collettiva, è tempo di
agire e di ricordare Aldo Bianzino, 43 anni, ebanista, residente a
Pietralunga, in Umbria: entrato in perfetto stato di salute nel carcere
perugino di Capanne il 12 ottobre 2007 e trovato senza vita nella cella
n. 20, sezione 2B il 14 ottobre 2007.
Il pm Petrazzini, sulla base
della perizia autoptica (lacerazione traumatica del fegato per una
lesione emorragica subpiale, ritenuta anch’essa di tipo traumatico) e
dei risultati forniti, apre un procedimento per omicidio volontario ad
opera di ignoti e un secondo fascicolo nei confronti di Gianluca
Caldoro, assistente della penitenziaria, per omissione di soccorso e
omissione di atti d’ufficio. Ma le ricerche si esauriscono con
l’acquisizione dei filmati estratti dalle videocamere interne
dell’istituto di pena e l’assunzione di sommarie informazioni da
detenuti, agenti e personale sanitario dell’istituto.
Se raccontare
è resistere, è tempo di resistere a indagini inquinate, manipolazioni
d’informazione, istruttorie lacunose frutto di conflitti d’interesse
(l’attività investigativa viene anche svolta da appartenenti alla
polizia penitenziaria in servizio a Perugia), tentativi di
insabbiamento, richieste di archiviazione perché «il fatto non
sussiste». La morte, secondo la perizia medico-legale, è stata
provocata dalla rottura di un aneurisma cerebrale: la lesione epatica
definita «estranea all’evento letale», il decesso attribuito a cause
naturali, escludendo l’esistenza di aggressioni nei confronti della
vittima.
È tempo allora di ricostruire un percorso di dubbi
e interrogativi non ancora sciolti, evidenziare tutte le contraddizioni
del caso, disporre nuove linee di indagine sulla identificazione degli
autori del trauma e ottenere verità e giustizia per Aldo.
La
resistenza è azione, è inchiesta, è ricerca, come quella del medico
legale dei familiari di Aldo, che nella sua perizia sostiene: «la
lacerazione epatica deve essere ritenuta conseguenza di un valido
trauma occorso in vita, non ascrivibile al massaggio cardiaco, in
riferimento al quale vi è prova certa che avvenne a cuore fermo»,
ipotizzando l’omicidio volontario. L’esistenza di un nesso tra la
lesione al fegato e la morte, quanto meno in termini di concausa,
esclude che il trauma al fegato sia stato provocato da massaggio
cardiaco o da altre cause, che comunque vengono negate anche dalla
stessa relazione dei consulenti del Pubblico ministero.
In base a
queste argomentazioni i familiari, il comitato e il pool di avvocati
(Di Natale, Donati, Zaganelli) si sono opposti alla richiesta di
archiviazione e il 17 ottobre sono stati ascoltati dal gip Massimo
Ricciarelli all’udienza preliminare in cui sono stati evidenziati tutti
gli elementi investigativi e le circostanze anomale da approfondire (la
posizione del corpo sulla branda, l’essere nudo in periodo autunnale,
il trasferimento del corpo fuori dalla cella e la sua deposizione
davanti la porta chiusa dell’infermeria; le dichiarazioni dei
testimoni, dei medici di turno, l’analisi dei filmati delle telecamere
a circuito chiuso).
È tempo di reclamare l’iscrizione nel
registro degli indagati del personale in servizio nella sezione del
carcere di Capanne, di generare nuove forme di agire politico perché
sia fatta giustizia per Aldo. Denunciare chi umilia le persone sotto
custodia, chi infligge sofferenze fisiche e psichiche ai detenuti, chi
uccide. Non permettere che motivazioni «assertive e generiche» possano
innescare processi di oblio e costruire così impunità di comodo.
Patti Cirino
La famiglia: “Subito nuove indagini con una perizia medico-legale”
Scritto da veritaperaldo in Rassegna Stampa il 19/10/2008
I
parenti di Aldo Bianzino vogliono dimostrare che il falegname fu ucciso
in carcere. Tra le circostanze anomale sottolineate dai difensori dei
familiari, la posizione del corpo sulla branda, l’essere nudo in
periodo autunnale, l’immediato trasferimento del corpo fuori dalla
cella e la sua deposizione avanti la porta chiusa dell’infermeria
Tutto questo per dimostrare che – come ritiene la famiglia – Bianzino fu ucciso:
l’avvocato Massimo Zaganelli che assiste la compagna e il figlio elenca
le sue richieste istruttorie davanti al gip Massimo Ricciarelli che
dovrà decidere sull’opposizione alla richiesta di archiviazione. E la
storia del detenuto morto in cella ricomincia a fare rumore. Il pm
Giuseppe Petrazzini ha ritenuto insussistente l’ipotesi di omicidio
volontario chiedendo al giudice l’archiviazione del fascicolo aperto
contro ignoti.
Ad avviso della procura, forte della consulenza
medico-legale, il decesso del detenuto fu dovuto a ‘cause naturali’,
ovvero la rottura di un aneurisma cerebrale. "Le indagini
eseguite – scrive il pm – non hanno consentito di evidenziare, anche
nella forma del minimo sospetto, l’esistenza di aggressioni del
Bianzino, né occasioni in cui le stesse potessero essersi verificate".
Richiesta alla quale i familiari hanno presentato opposizione: istanza
discussa ieri mattina in aula.
L’avvocato Zaganelli, insieme ai colleghi Donatella Donati e
Cristina Di Natale, ha illustrato le conclusioni del consulente
medico-legale, Giuseppe Fortuni secondo il quale la morte fu
dovuta ad un "violento trauma addominale da schiacciamento con
conseguente lacerazione epatica, crisi ipertensiva arteriosa correlata
alla sintomatologia dolorosa e alla paura con conseguente reazione
adrenergica e successiva rottura di una sacca aneurismatica di una vaso
arterioso cerebrale".
In sostanza mentre secondo gli esperti del pm non c’è alcun
nesso tra la lesione al fegato – dovuta alle manovre rianimatorie – e
l’aneurisma, per Fortuni il nesso c’è ed è provato dal fatto che la
lesione epatica avvenne in vita mentre quando i medici praticarono i
massaggio Bianzino era già morto. In aula il legale ha parlato
di "istruttoria lacunosa che non ha consentito di far luce su una
vicenda oscura". Tra le circostanze anomale sottolineate dai difensori
dei familiari (si sono fatti avanti l’ex moglie, il padre e il
fratello) la posizione anomala del corpo sulla branda, l’essere nudo in
periodo autunnale, l’immediato trasferimento del corpo fuori dalla
cella e la sua deposizione avanti la porta chiusa dell’infermeria.
Circostanze ritenute strane anche dal medico e
dall’infermiere. "Di fatto – scrive l’avvocato Zaganelli nella
richiesta di opposizione – pur in presenza di un’ipotesi di omicidio,
incomprensibilmente la cella e gli oggetti ivi contenuti non vennero
sottoposti a sequestro, né disposte indagini tecnico
scientifiche… pure la nudità del corpo – sottolinea – poteva
suggerire l’ipotesi di un oltraggio fisico o morale anteriore al
decesso che si presume sia stato portato a immediata conoscenza del
direttore, dell’ispettore capo e dei medici del carcere".
Ora la soluzione del caso Bianzino, che tante polemiche ha sollevato, passa al gip che entro dieci giorni dovrà dire se riaprire l’inchiesta oppure chiudere per sempre il giallo del morto in cella.
tratto da http://lanazione.ilsole24ore.com/perugia/2008/10/18/126376-famiglia_subito_nuove_indagini.shtml
Aldo Bianzino – un anno di mobilitazione
Scritto da veritaperaldo in Comunicati, Iniziative il 13/10/2008
E si, lo hanno detto in tanti, la memoria e’ un ingranaggio collettivo.
Che va lubrificato, animato, fatto girare.
Aldo Bianzino è stato arrestato il 12 ottobre 2008 e condotto nel carcere Capanne di Perugia
La mattina del 14 è stato trovato morto nella cella in cui era stato rinchiuso.
E’ passato un anno dalla morte "misteriosa" di Aldo.
Un anno di solidarietà concreta, di appelli, presidi, volantinaggi, iniziative di informazione, dibattiti , concerti di sostegno, a Perugia e nel resto d’Italia.
Ma anche un anno di inchieste, insabbiamenti, reticenze, richieste di archiviazione.
C’e’ chi vuole dimenticare e chi si ostina a reclamare la verità.
Per questo riprendiamo un percoso di mobilitazione, consapevoli che ora più che mai è necessario fare sentire la nostra voce, perchè la morte di Aldo non passi sotto silenzio:
Martedi 14 ottobre 2008 ore 11, presso la sala della Vaccara a Perugia:
Conferenza Stampa dei familiari di Bianzino e del Comitato "Verità per
Aldo".
Venerdi 17 ottobre ore 10, via XIV settembre (Palazzina ex enel):
presidio e volantinaggio presso il tribunale dove si trova l’aula del gup,
in cui si svolgerà la prima udienza di opposizione all’archiviazione.
Sabato 18 ottobre presso il Centro Sociale ExMattatoio:
concerto benefit ore 22
Perchè di carcere non si può morire!
Perchè in carcere per qualche
pianta d’erba non si deve finire!
Comitato verità per Aldo
http://veritaperaldo.noblogs.org
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