La Nazione 30 ottobre 2007


di ERIKA PONTINI
— PERUGIA —
UNA VISITA in carcere da parte del vice ministro alla giustizia Luigi Manconi, e una nuova consulenza tecnica per fare luce sull’inquietante morte di Aldo Bianzino. Il giallo del quarantaquattrenne di Pietralunga si tinge di nuovi particolari, politici e investigativi.
Manconi è arrivato a Capanne intorno alle 13.40 ed è uscito due ore dopo. «Il Ministero della Giustizia, l’Amministrazione Penitenziaria e io personalmente — ha assicurato Manconi — riteniamo dovere istituzionale e punto d’onore irrinunciabile adoperarci perchè sulla morte di Bianzino non rimanga alcun dubbio o zona d’ombra». A Capanne, spiega Manconi «ho incontrato il direttore, il comandante e il personale, che hanno assicurato la loro piena collaborazione alle indagini in corso; e ho visitato la sezione femminile, quella d’isolamento e quella dove è stato recluso Bianzino e la cella dove ha trovato la morte». «Successivamente — aggiunge il sottosegretario — ho incontrato, nella loro casa, la vedova e il figlio quattordicenne. E ho confermato loro che l’Amministrazione Penitenziaria sta cooperando con la Procura di Perugia, che indaga sulle cause e le eventuali responsabilità del decesso». «Quando muore una persona la cui incolumità è sotto la responsabilità dello Stato e delle sue istituzioni — ha concluso Manconi — la ricerca delle cause di quel decesso deve essere, se possibile, ancor più scrupolosa e meticolosa». «Il sottosegretario ci ha lasciato con l’impegno che farà il possibile per quanto di sua competenza nel corso delle indagini» ha detto Roberta al termine della visita privata durata due ore e alla quale ha preso parte anche l’avvocato Massimo Zaganelli.

INTANTO sul fronte delle indagini sarà la doppia-consulenza affidata ieri dal magistrato inquirente a sciogliere il nodo centrale del giallo-Bianzino. La dottoressa Anna Aprile dell’Università di Padova e il dottor Luca Lalli dell’istituto di medicina legale di Perugia (che aveva già eseguito l’autopsia sul corpo del falegname) dovranno «verificare tempi e cause del decesso» e «accertare l’esistenza di un evento traumatico». In questo caso dovranno stabilire la «portata e la modalità». Non è tutto. Siccome nell’inchiesta è indagato un agente di polizia penitenziaria (assistito dall’avvocato Daniela Paccoi) per omissione di soccorso e omissione di atti d’ufficio nel quesito del pm si dice chiaramente che i consulenti d’ufficio dovranno stabilire «se un tempestivo intervento medico avrebbe potuto evitare l’evento morte».
Questo perché c’è un detenuto che dice di aver sentito Bianzino chiedere, ma nessuno se ne sarebbe curato. Le operazioni peritali alle quali prendono parte la dottoressa Laura Paglicci Reattelli, nominata da Massimo Zaganelli per conto del figlio minore e il dottor Walter Patumi per l’avvocato Donatella Donati (difensore dell’ex moglie e del fratello del falegname) sono iniziate ieri pomeriggio. Il cadavere infatti è ancora a disposizione dell’autorità giudiziaria. Domani invece potrebbero essere pronte le analisi tossicologiche effettuate al momento dell’autopsia: un particolare fondamentale, secondo i medici-legali, per stabilire se Bianzino aveva una capacità di reazione scemata dall’assunzione di qualche sostanza, anche medicinale. Il primo responso dell’autopsia aveva parlato di lesioni traumatiche al cervello e all’addome, in particolare alla milza e al fegato. Tra le valutazioni degli esperti anche la possibilità che queste ultime siano state provocate da manovre rianimatorie. Mentre si era ventilata l’esistenza — ora al vaglio di Aprile e Lalli — dell’esistenza della cosidetta ‘sindrome del bambino scosso’.

INTANTO continua la mobilitazione internazionale attorno al caso. Ieri alcuni amici della famiglia hanno contattato la sezione italiana «Amnesty International» inviando alcune informazioni sulla vicenda.
A loro volta i referenti italiani hanno subito informato il segretariato internazionale a Londra.
Anche Amnesty dunque potrebbe intervenire.

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