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Caso Bianzino: un coro di no all’archiviazione

di Bruna Iacopino

Caso Bianzino: un coro di no all'archiviazione

Anomalie. Quando si parla di morte in carcere è il termine che viene
ripetuto più spesso, dalle aule di tribunale rimbalza fin tra le mure
domestiche strillato dalla scatola televisiva. Anomalie, come si
trattasse di una sorta di giustificazione o dell’unica certezza. Di
anomalie, tante si continua a parlare per il caso Cucchi, emerso agli
onori della cronaca grazie all’ostinata determinazione dei familiari,
di anomalie si continua a parlare per il caso Bianzino. Una vicenda
forse meno nota a livello nazionale, meno sviscerata dagli organi di
informazione ma ugualmente carica di punti oscuri. A sottolinearli, a
mo’ d domanda senza risposta, su un volantino, che verrà distribuito
davanti al Tribunale di Perugia, è il comitato “Verità per Aldo” che da
tempo segue la vicenda e lotta accanto ai familiari dell’ebanista
44enne morto nel carcere di Capanne nell’ottobre 2007. Il comitato, che
nel corso della precedente udienza tenutasi il 25 novembre scorso è
riuscito a costituirsi parte civile nell’ambito del processo che al
momento vede come unico imputato una guardia carceraria con l’accusa di
omissione di soccorso, si troverà di nuovo domani davanti al tribunale
di Perugia a sostegno dei familiari che cercano di opporsi alla terza
rischiesta di archiviazione per l’accusa di omicidio volontario a
carico di ignoti.
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Articolo tratto da Terra News

A due anni dalla morte di Aldo Bianzino, deceduto nel carcere di Capanne due giorni dopo il suo arresto, potrebbe finalmente esserci la speranza di conoscere la verità. Ieri il gup di Perugia Marina De Robertis ha deciso per il rinvio a giudizio dell’agente di polizia penitenziaria Gianluca Cantoro, accusato di omissione di soccorso, omissione di atti di ufficio e falso.

Bianzino, entrato in carcere il 12 ottobre 2007, è morto la mattina del 14. Nell’incidente probatorio i detenuti della cella a fianco hanno testimoniato di averlo sentito più volte chiedere aiuto durante la notte, domandare l’intervento di un medico. «Ma la guardia ha risposto di non rompere il c…», hanno dichiarato al giudice. Solo al mattino sono intervenute due dottoresse, ma non c’era più nulla da fare. L’esame autopico sul corpo del 44enne di Pietralunga ha rivelato un ematoma al cervello e una profonda lesione al fegato.

Ciò nonostante, è stata chiesta l’archiviazione del procedimento aperto contro ignoti per omicidio: la decisione è attesa il prossimo 11 dicembre. Il gup ieri ha deciso di non concedere nemmeno la contestazione dell’aggravante di “morte come conseguenza di omissione di soccorso”, che era stata chiesta dall’avvocato Massimo Zaganelli, che rappresenta il figlio minore di Bianzino, Rudra.
De Robertis ha però ammesso la costituzione, come parte civile, dell’associazione Verità e giustizia per Aldo Bianzino.

«Il pm Petrazzini aveva richiesto di escluderci per “carenza di legittimazione”, perché costituitici in ritardo», spiega Patrizia Cirino, presidente dell’Associazione. «Ma il gup ha riconosciuto la nostra attività fin dall’inizio di questa vicenda, quando abbiamo formato il Comitato verità e giustizia». È stato il comitato, subito dopo la morte di Aldo, a portare il caso all’attenzione dei media e della città, a chiedere chiarezza e non omertà. L’ammissione al processo – che comincerà il 28 giugno 2010 – è un importante segnale per tutti.

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MORIRE DI CARCERE

 

L’EBANISTA TRANQUILLO CHE ASPETTA GIUSTIZIA

di Luca Cardinalini – PERUGIA

44
anni, gandiano. Viveva con la sua famiglia in un casolare in mezzo ai
boschi. viene arrestato nel 2007 per produzione di marjuana. Muore dopo
due giorni in carcere. Gli amici chiedono verità. L’11 dicembre decide
il gip

«La morte in carcere di un detenuto rappresenta
un’evenienza sempre possibile. La morte "di carcere" costituisce invece
uno degli eventi che danno la misura di quanto in uno Stato siano o
meno rispettati i diritti dell’uomo. Ciò spiega perché di fronte alla
morte di un detenuto si impongano verifiche dettagliate e puntuali,
tali da non consentire che permangano margini di dubbio». Lo scrive il
gip del tribunale di Perugia, Massimo Ricciarelli, ordinando ulteriori
indagini riguardo alla morte di Aldo Bianzino, avvenuta il 14 ottobre 2007. Prosegui la lettura »

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Aldo e Stefano, due storie simili non solo nella morte

di Emanuele Giordana

Arresto per droga, omissione di soccorso, e infine la morte. L’unica differenza è geografica
La morte in carcere ha sempre un comun denominatore: la reticenza e i
contorni oscuri in cui è avvenuta e sui quali è sempre difficile far
luce. Ma nella vicenda di Stefano Cucchi le analogie con un altra morte
sospetta sono così numerose e l’iter investigativo così simile, da far
pensare a una tragica fotocopia. Molti giornali e molti osservatori
hanno recentemente ricordato la vicenda di Aldo Bianzino,
un ebanista di Pietralunga che entrò in carcere una sera di ottobre per
uscirne cadavere due giorni dopo. L’articolo qui sopra che ricorda
quella storia mette in luce un iter terribilmente simile, fatte le
dovute differenze, con quello della vicenda di Stefano Cucchi. Due
arrestati per possesso di sostanze stupefacenti muoiono in prigione. In
entrambi i casi si guarda agli agenti di polizia penitenziaria e alla
possibile ricostruzione dei vicini di cella, questi ultimi – come ha
rilevato nella sua visita a Regina Coeli il senatore Stefano Pedica –
intimiditi dalla possibilità di rappresaglie. Prosegui la lettura »

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Servizio del 3 novembre 2009 delle Iene sulla storia di Aldo Bianzino

http://www.youtube.com/watch?v=YViy-18dypY

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